Carcere: Gnpl, c’è “un disagio molto presente nel sistema di detenzione adulta”

Il “tempo” fa da filo conduttore alla VI Relazione annuale al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl), presentata oggi, alle ore 11, nella Sala capitolare del Senato, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, delle ministre della Giustizia e dell’Interno, rispettivamente Marta Cartabia e Luciana Lamorgese.
Il Garante nazionale, Mauro Palma, sviluppando, nella Relazione, le analisi del presente e le richieste per il futuro a partire dal filo conduttore del tempo, dei suoi mutamenti per chi è ristretto in questi luoghi chiusi, delle sue attese spesso troppo lunghe e che spesso non sono considerati da chi ha la responsabilità decisionale sulle persone e il loro ritorno alla libertà, ha evidenziato la necessità che sia garantita “la tutela della dignità di ogni persona e la tutela della sua integrità fisica e psichica”.
La Relazione fotografa il carcere dopo la pandemia, partendo dalla difficoltà che si è vissuta e si vive in tutti questi contesti, dove la normalità non è ancora tornata. “Delle 54.786 persone registrate (a cui corrispondono 53.793 persone effettivamente presenti) e delle 38.897 che sono in esecuzione penale – essendo le altre prive di una sanzione definitiva -, ben 1.319 sono in carcere per esecuzione di una sentenza di condanna a meno di un anno e altre 2.473 per una condanna da uno a due anni”.
Il Garante ha sottolineato la positività della Commissione presieduta da Marco Ruotolo, che ha indicato per il carcere azioni da compiere sul piano amministrativo e regolamentare, e ne ha richiesto una rapida attuazione.
Ma, l’anno di riferimento della Relazione – 2021 – parla delle indagini e dell’avvio dei processi per quegli episodi denunciati e spesso documentati. Le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono riprese nella Relazione proprio per l’incidenza che in questo caso ha avuto il tempo e l’immediatezza degli interventi di accertamento. Così come simmetricamente ha censurato la dilatazione del tempo nel caso di Torino in cui l’udienza è stata fissata nel luglio 2023.
Palma ha anche segnalato che c’è “un disagio molto presente nel sistema di detenzione adulta: i numeri dei gesti autolesionistici e soprattutto dei suicidi – 29 a oggi a cui si aggiungono 17 decessi per cause da accertare -, l’età e la fragilità, spesso già nota, degli autori di tali definitivi gesti sono un monito; ci interrogano non per attribuire colpe, ma per la doverosa riflessione su cosa apprendere per il futuro da queste imperscrutabili decisioni soggettive, cosa imparare per diminuire il rischio del loro ripetersi. Come leggere l’intrinseca fragilità che ci comunicano”.
Rispetto all’ergastolo ostativo, ha ricordato il Garante, il Parlamento ha meno di cinque mesi di tempo per dare definizione legislativa al riassetto dell’impianto normativo delle preclusioni automatiche all’accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale, prescritto dalla nota ordinanza della Corte costituzionale.

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