Ucraina: Bari, mons. Satriano in partenza per Leopoli con la Carovana della pace. “Spalancare i cuori all’audacia dell’amore”

Mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari è in partenza per Leopoli, un viaggio condiviso con 200 partecipanti provenienti da varie Regioni d’Italia e da associazioni del mondo cattolico e laico, componenti la Carovana della pace. È lo stesso presule ad annunciarlo nel suo messaggio per la Pasqua intitolato “Osare la pace”. “Dopo un secolo, l’Europa viene nuovamente fagocitata nel baratro di una guerra, preparata dall’ottusità di molti e dal delirio di altri”, scrive l’arcivescovo, che ricorda “la sirena lugubre e straziante che annuncia l’arrivo di bombe, orrida conseguenza di una involuzione della politica, ormai consegnata a logiche mercantili e di parte, e poco dedita a una diplomazia attenta e oculata”. “Ma oggi chi è disposto a osare la pace?”, domanda mons. Satriano per il quale la risposta risiede in “chi crede nell’amore, nell’umanità, nella vita che è dono, nel valore e nella dignità di ogni creatura. Osa la pace chi viene ribaltato dalla forza della Pasqua e torna a vibrare dinanzi al mistero di Dio e dell’uomo, aprendo veri canali umanitari di speranza. Osa la pace chi con l’amore ha seppellito la morte, attestando prossimità e solidarietà, vera risposta al dolore dell’uomo. I giorni che stanno per aprirsi dinanzi – quelli del Triduo Santo – sono i giorni della tenerezza di Dio. Un tempo di grazia che ci apre al mistero della Pasqua, mistero di gioia e di pace. La pace diviene seme che irrompe nei solchi della storia, dentro la notte del mondo, facendo sorgere l’aurora di un nuovo giorno. La pace, presenza di Dio e della sua forza di liberazione e salvezza, entri nell’esistenza di ciascuno – è l’augurio del presule – e spalanchi i cuori all’audacia dell’amore. Torniamo a Cristo, sorgente della pace, con una fede nuda, povera, orientata all’essenziale. La pace non è fatta di grandi cose ma di gesti veri, piccoli, che nascono dal cuore e vengono coltivati in stili di vita, artigianalmente, liberando il nostro ‘io’ dal sepolcro dell’egoismo e restituendolo al ‘noi’ della fraternità. La Pasqua – conclude – ci colga pronti e disponibili a camminare col Risorto e infonda in noi il coraggio di smuovere i macigni che ci tengono prigionieri nei bunker della paura, del risentimento e dell’indifferenza, sapendo osare la pace”.

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