Papa Francesco: udienza, “la consolazione ci fa audaci”, “non è pilotabile o programmabile a piacere”

(Foto Vatican Media/SIR)

“La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino, consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate, come il battesimo per Edith Stein”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “La consolazione è una pace tale non per rimanere lì seduti godendola”, ha proseguito a braccio: “No, ti attira verso il Signore e ti mette in cammino per fare delle cose buone”. “Quando siamo consolati, ci viene da fare tanto bene, sempre, invece quando c’è la desolazione c’è la voglia di chiudersi in noi stessi e non fare nulla”, ha detto Francesco ancora fuori testo: “La consolazione ti spinge avanti, al servizio della società, alle persone”. “La consolazione spirituale non è pilotabile, non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo”, il monito del Papa: “Consente una familiarità con Dio che sembra annullare le distanze”. Poi la citazione di Santa Teresa di Gesù Bambino, che visitando a quattordici anni, a Roma, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, cerca di toccare il chiodo lì venerato, uno di quelli con cui fu crocifisso Gesù. “È spontanea”, il commento a braccio di Francesco: “La consolazione ti porta a fare tutto spontaneo, come se fossimo bambini, i bambini sono spontanei. Una ragazza di quattordici anni ci dà una descrizione splendida della consolazione spirituale: si avverte un senso di tenerezza verso Dio, che rende audaci nel desiderio di partecipare della sua stessa vita, di fare ciò che gli è gradito, perché ci sentiamo familiari con lui, sentiamo che la sua casa è la nostra casa, ci sentiamo accolti, amati, ristorati”. “Con questa consolazione non ci si arrende di fronte alle difficoltà”, ha garantito il Papa: “Con la medesima audacia, Teresa chiederà al Papa il permesso di entrare al Carmelo, benché troppo giovane, e sarà esaudita”. “La consolazione ci fa audaci”, ha spiegato Francesco ancora fuori testo: “Quando noi siamo nel tempo buio, nella desolazione, diciamo: ‘questo no, non sono capace di farlo’, ti butta giù la desolazione. Invece in tempo di consolazione, io vado avanti, lo faccio. E così la consolazione ti spinga ad andare avanti e a fare delle cose per cui, in tempo di desolazioni, non saresti capace neanche di fare il primo passo”.

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