Coronavirus Covid-19: mons. Battaglia (Napoli), “dar vita a una cordata per la solidarietà, la giustizia e la pace”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Nel buio di questo tempo difficile l’esortazione del nostro Papa Francesco a sentirci profondamente fratelli e sorelle tra noi e con tutti ci ha raggiunto come una luce capace di indicare la strada. In questo periodo instabile e apparentemente appiattito sul presente, l’invito del presidente Mattarella ad abitare il tempo con l’audacia e la lungimiranza dei costruttori ci ha toccato come un monito a non perdere di vista la possibilità di rinascita non solo personale ma sociale e comunitaria che si cela tra le pieghe tortuose dei dolori e dei travagli di tutti, specialmente degli ultimi e dei poveri”. Lo sottolinea mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli. “Come pastore di questa Chiesa partenopea, in comunione con il popolo di Dio che mi è affidato e solidale con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sorreggono la nostra Napoli – aggiunge il presule -, invito tutti – Chiesa, istituzioni, società civile – ad una cordata sociale fondata sul valore della fraternità e vissuta con l’atteggiamento di chi vuole costruire il presente rendendo così possibile il futuro”.
Per l’arcivescovo, “se può essere comprensibile che la pandemia da Covid-19 imponga alle istituzioni il dovere di operare anche scelte difficili come la chiusura di attività importanti e di servizi fondamentali, da cui dipende la vita di tanta gente, non è comprensibile e giustificabile che a tali chiusure non corrispondano altrettante aperture fatte di concreti sostegni economici, di parole dialoganti, di attenzioni quotidiane alla ferialità dei tanti volti che hanno perso la luce della speranza e alle tante storie che, nel timore di un mancato lieto fine, si lasciano prendere da una disperazione capace con facilità di tramutarsi in rabbia sociale”. È, avverte mons. Battaglia, “il grido di queste storie, il pianto di questi volti, che mi spinge a parlare come vescovo di una Chiesa che non può dirsi indifferente alle grida di dolore di tanti, ai lamenti disperati di troppi!”. “Il cuore di questa città del Sud, che mi ha accolto come figlio, prima ancora che come fratello e padre, non smette di battere all’unisono con i cuori di tutte le periferie esistenziali e con quelli di tutti i Sud del mondo e con essi, nel bel mezzo di questa pandemia, grida al cielo e agli uomini: giustizia! Pace!”. Solo “con questi due doni possiamo ripartire insieme! Ma essi non sono frutto del caso e se per un credente possono essere dono di Dio, per tutti sono anche frutto dell’impegno degli uomini”.

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