Coronavirus Covid-19: Istat-Iss, effetti della seconda ondata sulla mortalità proseguono nel 2021. A gennaio 8.500 morti in più rispetto al 2020

Gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità proseguono nel 2021. Per il mese di gennaio si stimano 70.538 decessi, 2mila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020. È quanto si legge nel quinto Rapporto sull’“Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente” per l’anno 2020 diffuso oggi da Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto superiore di sanità (Iss).
Stando ai dati diffusi, l’eccesso di mortalità per il 75% riguarda le Regioni del Nord: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021. Il valore assoluto dei decessi Covid-19 (12.527) riportato dal Sistema di Sorveglianza nazionale è superiore all’eccesso calcolato per gennaio 2021. “Questo fenomeno – viene spiegato – è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza, che grazie alle misure di distanziamento ha avuto una minore incidenza nell’ultima stagione”.
A livello europeo, i dati Eurostat consentono di valutare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sull’eccesso di mortalità totale nei diversi Paesi, confrontando i decessi settimanali del 2020 con quelli del quadriennio 2016-2019. A partire dal mese di marzo 2020 l’eccesso di mortalità è stato in Italia del 20,4%, inferiore a quello della Spagna (23,6%), del Belgio (20,8%) e della Polonia (23,2%) ma superiore a quello della Francia (13,2%), della Germania (7%), dell’Olanda (14,7%) e del Portogallo (13,9%).
“Queste differenze tra i Paesi – si legge nel report – possono essere in parte spiegate dalla rapidità di diffusione della prima ondata in alcuni Paesi, dalla velocità di diffusione e dalle diverse misure di contenimento e mitigazione intraprese. Resta tuttavia importante anche la struttura per età delle popolazioni, con i Paesi più ‘anziani’ maggiormente penalizzati”.

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