Agroalimentare: Fai Cisl, il 15% delle donne ha subito molestie sul posto di lavoro

Disparità di trattamento salariale, eccessivi carichi di lavoro, difficoltà nella progressione di carriera e nella gestione della maternità. Sono i principali “ambiti di discriminazione delle donne sui luoghi di lavoro” indicati dalle 500 donne coinvolte nella prima fase dell’indagine “Tra vita e lavoro. L’esperienza e le opinioni delle lavoratrici dell’agroalimentare e dell’ambiente”, promossa da Fai Cisl e coordinata dal sociologo Ludovico Ferro.
“Significativi” vengono definiti anche i dati relativi alle molestie sui luoghi di lavoro: il 15% del campione, ben 75 donne su 500, ha risposto di aver subito molestie sul posto di lavoro, e il 23% ha dichiarato di aver avuto notizia di colleghe molestate. Alla domanda “quali siano i tre ambiti principali su cui intervenire per favorire la conciliazione tra tempi di vita e lavoro” le risposte sono state: maggiori livelli di reddito, più flessibilità nell’orario di lavoro e precisi accordi aziendali.
Conciliazione che, ha sottolineato Linda Laura Sabbadini nel suo intervento durante la presentazione degli esiti della ricerca, non è assolutamente un tema solamente femminile: “La crisi attuale – ha detto la dirigente Istat – ha colpito soprattutto le donne, è urgente darsi una strategia per lo sviluppo dell’occupazione femminile. Non abbiamo investito nei nidi pubblici, nel welfare di prossimità, né sulla cura della persona come carico di lavoro non retribuito che non gravi solo sulle donne”. “Sono nodi cruciali – ha ammonito – mai realmente affrontati, anzi, ogniqualvolta si è dovuto tagliare sul debito pubblico si è pensato che le politiche sociali fossero un costo, e non un investimento. Ora il Recovery Fund stanzia il 57% dei fondi in due aree a grande occupazione maschile, quella tecnologica e quella green”. Per questo – ha affermato Sabbadini – dobbiamo sostenere l’accesso delle donne alle materie scientifiche, dobbiamo coltivare una cultura della parità contro stereotipi e discriminazioni: ma sono investimenti che danno risultati dopo vent’anni, ora servono urgentemente dei contrappesi, e al primo posto deve esserci un grande piano per le infrastrutture sociali”.

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