Migranti: Fcei e Ipsia-Acli, al via nuovo progetto a Bihac sulla rotta balcanica

Sono arrivati in queste ore a Bihac, in Bosnia, i due operatori della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Claudia Vitali e Niccolò Parigini, che nei prossimi tre mesi lavoreranno insieme a Ipsia-Acli, grazie a un accordo sancito tra le Chiese protestanti e l’organizzazione che opera lungo la rotta migratoria dei Balcani occidentali a partire dal 2015. L’intervento della Fcei, realizzato grazie al sostegno dell’Otto per mille delle Chiese metodiste e valdesi, prevede in particolare l’avvio di una nuova tenda-capannone riscaldata polifunzionale, che avrà la funzione di uno spazio per la socializzazione. Saranno inoltre realizzate cucine collettive per permettere ai migranti la preparazione autonoma dei pasti. Si prevede inoltre il sostegno alle attività della Croce rossa di Bihac, in particolare per la gestione dei magazzini, la distribuzione di beni e cibo. “La scelta di impegnarci anche in un punto della rotta balcanica verso i Paesi Ue – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – è scaturita da una crisi umanitaria evidente a tutti ma accolta con indifferenza anche dalle istituzioni europee, che non sembrano cogliere la drammaticità delle condizioni di vita di centinaia di persone – tra loro molte donne e molti bambini – letteralmente intrappolati in un Paese che non li accoglie e nel quale non intendono restare”. Un impegno che si accompagna “a una precisa richiesta politica al governo italiano appena insediato e alle istituzioni europee: la drammatica situazione dei profughi in Bosnia impone l’apertura di un corridoio umanitario d’emergenza che garantisca protezione e sicurezza almeno ai soggetti più vulnerabili”. Ipsia-Acli lavora nell’area balcanica dal 2015, quando alla frontiera arrivarono centinaia di migliaia di persone in seguito all’aggravarsi dei conflitti in Siria, Kurdistan e Afghanistan. Ora nei campi formali e informali nel nord della Bosnia Erzegovina, al confine con la Croazia, si stima una presenza di circa 3500 persone. “In stretta collaborazione con la Croce Rossa locale – spiega Mauro Montalbetti, presidente di Ipsia-Acli -, abbiamo attivato programmi di emergenza, destinati a persone, famiglie in transito o in sosta, alle quali abbiamo cercato di dar loro un ristoro, uno spazio di dignità, di socialità e umanità”. Per maggiori informazioni sul progetto:https://sostieni.ipsia-acli.it/crowd/balkan-route/

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