Quaresima: mons. Battaglia (Napoli), “è il tempo per dire no all’indifferenza e a ogni tentativo di banalizzare la vita”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La Quaresima è “il tempo per dire no. No all’indifferenza, no al pensiero che la vita dell’altro non ci riguarda; no ad ogni tentativo di banalizzare la vita. No alla rassegnazione, no ad ogni paura. No all’apparenza! Ma anche no ad una preghiera che ci tranquillizza la coscienza, ad una elemosina che ci lascia soddisfatti e offende chi la riceve, ad un digiuno che ci faccia sentire a posto. Perché digiunare è amare”. Lo scrive l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, nella lettera per la Quaresima.
Rivolgendosi in particolare ai giovani, il presule li invita ad avere “il coraggio di credere come ha creduto Gesù, di sperare e amare come ha fatto Lui. La vita ci sorprende. C’è sempre una mano tesa a dare, a rialzare, a incoraggiare. I più poveri ce lo insegnano e ci muovono a pensare che nel nostro cuore c’è, forse nascosto in un angolo, il desiderio di un’attesa condivisa, di un cambiamento. Incontrarsi in questo desiderio è un vero prodigio. Incontro di sguardi, incontro di mani, piedi che si fermano per condividere il passo e ripartire insieme.
Camminare insieme diventa opportunità per dare respiro a chi ha la coscienza ripiegata su se stessa. La gratuità, l’amicizia, la lealtà, l’onestà, hanno gambe e arrivano lontano, hanno la forza per ricordarci il vero senso del nostro essere qui sulla terra”.
E ancora l’invito a vivere “da appassionati, da innamorati: di Dio, della vita, della giustizia, della pace, dell’amore. Sapendo che il patire è la conseguenza dell’essere appassionati. Ma è qui, che rinasce la speranza. Sia questo il senso della nostra Quaresima: tempo per verificare le nostre scelte, quelle personali, quelle ecclesiali, per chiedere a noi stessi se, per caso, a guidarci non sia più la via delle cose, del potere, dell’immagine che quella regale di Cristo, quella dell’amore, della povertà, del servizio”.
Mons. Battaglia conclude: “C’è una distanza da sanare: la ferita della nostra distanza dal Vangelo, la distanza da Gesù. Non potremo colmarla, ma incamminarci, sì. Fissiamo lo sguardo su Gesù. Ripercorriamo i suoi passi, per imparare da Lui a vivere da risorti. Risorgendo. È Lui che dona luce e senso a tutto quello che viviamo. È Lui il senso del nostro credere, sperare, amare”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia