Russia: Chiesa cattolica, 30° della ripresa della vita comunitaria. Nelle parole dei vescovi fatiche e speranze

“In Russia, la Quaresima quest’anno coincide con i preparativi per il 30° anniversario del restauro delle strutture della Chiesa cattolica nel nostro Paese”, avvenuto per volontà di Giovanni Paolo II il 13 aprile 1991. Lo scrivono in una lettera per la Quaresima i vescovi dell’arcidiocesi di Mosca, mons. Paolo Pezzi e l’ausiliare Ivan Dubnin. “Molti di noi ricordano l’entusiasmo del tempo in cui la vita della Chiesa cattolica nel nostro Paese cominciava appena a rinnovarsi; quanta gioia, speranza, progetti, idee c’erano! Abbiamo visto l’adempimento di molti di loro e siamo grati al Signore per questo”. Ma, continuano i due vescovi, “sappiamo anche bene che questi 30 anni non sono solo una storia di gioia e successo”: ci sono stati “conflitti, delusioni, risentimenti”, ci sono “fratelli e sorelle, sacerdoti, monaci e laici” che non ci sono più, perché “portati via dalla morte, o se ne sono andati, o si sono persi per strada”. “Il ricordo di questi tristi eventi è come la cenere”, ma la liturgia quaresimale e pasquale “ci ricorda storie di simili delusioni”, a partire dal rinnegamento di Pietro. Però “i discepoli di Cristo hanno capito che il perdono è uno dei pilastri della comunità cristiana”.
Quindi una scelta si impone, scrivono ancora mons. Pezzi e Dubnin: “o nutrire i rancori del passato” o “permettere a Dio di soffiare nuova vita nelle nostre comunità attraverso il pentimento e la riconciliazione”. Ai 30 anni della Chiesa cattolica in Russia ha guardato nella sua lettera pastorale anche il vescovo di Saratov Clemens Pickel: “In quanto minoranza ecclesiastica in Russia, non possiamo permetterci lo stile del cristianesimo passivo, non possiamo vivere la nostra fede ‘per spettacolo’ e non dobbiamo nasconderla”. Se nel 1991 fosse stato chiesto ai cattolici come immaginavano la Chiesa tra 30 anni, avrebbero parlato di “vita crepitante, stabilità, gioia”. Invece i numeri sono generalmente in calo, scrive mons. Pickel, “ma non sono quelli a preoccuparmi, bensì la questione della vitalità nelle parrocchie e della vita con Dio”.

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