Mercoledì delle Ceneri: mons. Cipolla (Padova), “anno segnato da questa incontrollabile pandemia”

“Il nostro cammino, sempre ricco delle prove e delle opportunità della vita, è quest’anno segnato da questa incontrollabile pandemia con le sue sorprendenti varianti”. Lo ha detto mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, nell’omelia della messa per le Ceneri, celebrata ieri sera in cattedrale. “Come ogni penitenza cristiana questa esperienza può aiutare a svegliarci e a prendere coscienza di noi stessi e delle incrostazioni che abbiamo accumulato nel tempo della spensieratezza e della leggerezza, della salute e del progresso”, il consiglio del presule: “La sospensione delle nostre abitudini religiose, e talora rassicuranti, la destrutturazione della vita delle nostre comunità – orari e modalità di celebrazioni, numero e identità di partecipanti, incontri per i sacramenti come l’Iniziazione cristiana, i matrimoni, il sacramento della penitenza –, ma anche le preoccupazioni e le paure che condividiamo con tutti i nostri concittadini in ordine alla salute, alla vita economica e sociale, smuovono dentro di noi domande non indifferenti”. “In questo anno la nostra fede e la nostra speranza sono state messe alla prova”, osserva Cipolla: “Chissà cosa hanno vissuto di Dio coloro che, ammalati, si sentivano ormai più in mano alla morte che alla vita!”.  “In questo tempo penitenziale, una quaresima e un anno vissuti con l’ombra incombente della pandemia, è forse possibile un passo diverso, una ricerca nuova che non esclude la nostra intelligente partecipazione”, la tesi del vescovo, secondo il quale “è forse possibile guardare a Dio con un cuore nuovo, con tutto il cuore”, chiedendoci: “Dov’era il Signore in questo tempo? Come e quanto abbiamo pregato e come ci siamo relazionati con lui in mezzo alle difficoltà? Che cosa abbiamo pensato di Lui e della sua volontà?  Quanto il nostro cuore è stato calmato dalla certezza del suo amore? Quanto, nel suo nome, ci siamo dedicati agli altri e siamo stati segno della sua carità proprio nella fragilità?”.

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