Haiti: Cappellini (Avsi), “reparti ospedalieri chiusi e telefonia in tilt per mancanza di carburante, situazione esplosiva”

Ospedali senza il carburante necessario a sostenere i generatori di corrente e far funzionare i reparti di chirurgia e rianimazione. Un terzo dei ripetitori di telefonia mobile spenti e intere zone del Paese senza copertura telefonica. Banche chiuse da giorni, con relativa impossibilità di pagare i salari a gente povera che senza soldi non può acquistare cibo. Centinaia di rapimenti, anche di missionari e bambini, a scopo di estorsione. Violenza, scioperi e insicurezza cronica crescente. Dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moïse, lo scorso 7 luglio, la situazione politica è ancora complessa ed instabile, con l’impossibilità di indire nuove elezioni. La crisi economica perdura da anni e migliaia di sfollati ancora ricevono aiuti di emergenza dall’ultimo terremoto del 14 agosto. Questa è Haiti oggi, un Paese dove sembrano accanirsi tutte le sciagure possibili, mentre la popolazione è costretta a resistere e lottare, ogni giorno, per la sopravvivenza. L’ultima emergenza è quella della mancanza di carburante, denunciata in questi giorni dall’Unicef e confermata al Sir da Fiammetta Cappellini, responsabile dell’Ong Avsi ad Haiti, dove vive da 15 anni.

“La situazione sta diventando veramente esplosiva”, afferma Cappellini. La causa principale della mancanza di approvvigionamenti di carburante, nella capitale Port-au-Prince e nei dipartimenti più periferici, sono lo sciopero nazionale che impedisce il trasporto e lo scarico dalle navi cisterna e l’insicurezza. In alcune zone del Paese i camion vengono assaltati dalle gang. Ma anche la crisi economica contribuisce alla penuria del carburante, acquistato dallo Stato da compagnie che lo hanno in appalto. “Lo Stato ha debiti pesantissimi con le compagnie che non riesce a pagare – spiega -. Diversi ospedali hanno dovuto chiudere o sospendere i servizi di chirurgia e rianimazione. E’ un fatto gravissimo che impatta su tanti altri settori. Ad esempio le telecomunicazioni, che non funzionano, perché non c’è più il diesel per i ripetitori delle antenne. La principale compagnia telefonica ha spento un terzo dei ripetitori e ci sono intere zone del Paese senza segnale telefonico. Non è una cosa da niente perché ad Haiti non esiste una rete fissa. Senza i cellulari, anche in situazione di rischio e grave urgenza, non c’è modo di chiamare dei soccorsi o chiedere aiuto”. Anche gli operatori umanitari risentono degli stessi problemi, anche se maggiormente attrezzati. “Abbiamo dovuto razionare le scorte di carburante e dedicarlo alle operazioni più urgenti – racconta -, rallentando molto le operazioni di primissima urgenza. Fare scelte di questo tipo è difficile, perché tutte le azioni sono necessarie ed importanti”. Secondo Cappellini la comunità internazionale potrebbe aiutare “garantendo almeno gli approvvigionamenti agli ospedali e agli attori umanitari”.

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