Elezioni amministrative: padre Occhetta, “il dato più preoccupante è l’astensione strutturata e crescente”

“Il dato che più preoccupa” delle recenti elezioni amministrative “è il 55,69% di ‘astensione strutturata’, che segna lo scollamento dell’elettore con la storia dei territori, che garantivano senso di identità e di partecipazione”. Lo scrive padre Francesco Occhetta, gesuita e scrittore, sul numero di novembre di “Vita pastorale, anticipato al Sir. “Il voto dei giovani, inoltre, si è fondato sulla percezione ‘a pelle’ del candidato, senza tenere in conto partito di appartenenza e programma”, osserva padre Occhetta.
“L’astensione, individuale come il voto, sembra avere contagiato milioni di cittadini e pare che li abbia fatti agire insieme – prosegue il gesuita -. Per alcuni politologi le ragioni sono chiare, riguardano i professionisti della politica: dalla formazione dell’opinione, alla discussione informale pubblica, alle campagne elettorali”.
Ma “è emersa un’ulteriore inversione di tendenza: la votazione diretta del sindaco – che, agli inizi degli anni Novanta, aveva raggiunto percentuali di affluenza di quasi l’86% nel Nord-Est – è entrata in crisi. In questi ultimi 25 anni, la partecipazione in regioni come Veneto ed Emilia Romagna è calata di circa 30 punti. Nel Sud, in cui la crisi dei partiti è arginata da una partecipazione condizionata da rapporti localistici e a volte da logiche di scambio, il calo è di 15 punti”.
Secondo padre Occhetta, “queste elezioni, con il loro valore politico e simbolico, potrebbero scomporre e ricomporre le coalizioni nazionali”. Ora, conclude, “al Parlamento spettano le riforme che anche queste amministrative ci ricordano: garantire governabilità allo schieramento e al premier che si vota; rispettare le minoranze politiche; introdurre una consistente soglia di sbarramento che favorisca la riduzione dei partiti e dei gruppi parlamentari (in queste ultime legislature sono state intorno ai 20 gruppi). La qualità della legge elettorale dipenderà anche dai nuovi regolamenti parlamentari e dalle regole sui finanziamenti pubblici dei partiti, di cui nessuno parla e che, in questi anni, non sono cambiate. Anche a questo si dovrà pensare”.

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