Coronavirus Covid-19: mons. Moraglia (Venezia), “un popolo unito non teme nulla”. Testimonianza medici e operatori sanitari morti sia “modello per tutti noi”

“Andiamo avanti con coraggio! Un popolo unito non deve temere nulla”. Così il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, concludendo ieri l’omelia della messa per la solennità dell’Ascensione del Signore, per Venezia la grande festa della “Sensa” che da più di mille anni è associata allo sposalizio della città con il mare. Moraglia ha celebrato presso la chiesa di San Nicolò al Lido di Venezia. Hanno preso parte, secondo la tradizione, le autorità civili e militari. Il rito della benedizione del mare con l’usuale “sposalizio” è avvenuto alla presenza, oltre che del patriarca, del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e del controammiraglio Andrea Romani comandante del Presidio della Marina militare di Venezia. “La storia – ha detto – appartiene in gran parte a noi. Certo, non tutto è nelle nostre mani ma qualcosa – e spesso molto di più di qualcosa – dipende da me, dipende da me e da voi, dipende da noi. La solennità dell’Ascensione è un richiamo importante, poiché – come cristiani – dobbiamo essere capaci di portare dei valori, capaci di portare una visione, capaci di portare un progetto di vita che non è solo personale ma anche sociale”.
Nella parte conclusiva della sua riflessione il patriarca ha ricordato quanti “in questi ultimi mesi – hanno pagato con la vita per salvare gli altri. Vogliamo pregare allora per i 163 medici – io sono fermo a questo conteggio anche se, purtroppo, l’elenco si aggiorna quasi quotidianamente – che hanno lasciato la vita a causa del Covid-19. Erano anziani, giovani, di mezza età”. Un pensiero a tutti i defunti a causa del Covid-19: medici, infermieri e malati comuni: “Tanti queste settimane se ne sono andati nel silenzio, nel silenzio più completo. Anche i medici che si sono sacrificati se ne sono andati spesso in silenzio ed avevano anche loro una famiglia” ma “rimane il grido della loro testimonianza”. È a partire dalla loto testimonianza, “da questa fedeltà alla parola data e alla propria coscienza – che, alla fine, è la voce di Dio in ciascuno di noi –, è proprio guardando a questi medici e a tanti altri – volontari, autorità, ecc. – che sono stati esemplari in questi mesi che tutti noi dobbiamo impegnarci nei prossimi mesi – ha concluso – per costruire una società degna per il cristiano della Gerusalemme celeste dove oggi Gesù ci ha preceduto”.

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