Coronavirus Covid-19: Istat, da italiani grande fiducia in medici, infermieri e Protezione civile. Nella “fase 1” confidenti in soluzione positiva ma non a breve

In Italia, il grado di fiducia nelle principali istituzioni impegnate nella lotta contro il coronavirus è molto elevato. Lo rende noto oggi l’Istat diffondendo il report “Reazione dei cittadini al lockdown” relativo alla “fase 1” dell’emergenza Covid-19 nel periodo dal 5 al 21 aprile 2020.
Stando ai dati diffusi, la maggioranza dei cittadini infatti esprime fiducia totale nel Servizio sanitario nazionale, sia con riferimento al personale medico che alle altre tipologie di personale, e nella Protezione civile, riconoscendo a tali istituzioni il massimo punteggio attribuibile (10): il 55,8% nel caso del personale paramedico del Ssn, il 55,4% verso i medici del Ssn e il 50,8% verso la Protezione civile. Se si considerano i tre valori più elevati della scala, cioè i punteggi da 8 a 10, queste percentuali salgono rispettivamente all’86,4%, all’86,5% e all’80,3%.
La fiducia espressa verso il personale medico e paramedico ha un punteggio medio pari a 9, quello nei confronti della Protezione civile arriva a 8,7, senza differenze significative di genere o età. Le differenze territoriali sono lievi.
Dall’indagine emerge che nel corso della “fase 1”, l’89,8% dei cittadini ha pensato che la situazione emergenziale si sarebbe risolta. Tuttavia, solo il 10% è apparso pienamente ottimista e confidente in una rapida soluzione. “La posizione prevalentemente espressa – spiega l’Istat – si potrebbe definire di cauto ottimismo, visto che il 79,2% dei cittadini ha dichiarato che la situazione si sarebbe risolta ma ci sarebbe voluto del tempo. Solo il 6,4% ha ritenuto che il Paese non fosse adeguatamente attrezzato per risolvere la situazione mentre il 3,8% non ha espresso un’opinione in merito”.
Ha manifestato fiducia in una rapida soluzione della situazione il 12-13% della popolazione con meno di 65 anni a fronte del 5,5% degli ultrasessantacinquenni. Tra questi è più diffuso un atteggiamento prudenziale: è infatti particolarmente elevata la quota di quanti esprimono un cauto ottimismo, si tratta dell’83,8% a fronte di valori, sempre molto elevati, ma leggermente più bassi nelle altre classi di età, in particolare fino a 54 anni (circa il 76%).
La maggiore esposizione al rischio di contagio proprio della zona rossa (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche) ha indotto i suoi residenti a una maggiore cautela: nell’84,3% dei casi ipotizzano un’evoluzione positiva della situazione solo nel lungo periodo contro il 76,1% delle altre regioni del Centro Nord e il 75% del Mezzogiorno.

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