Coronavirus Covid-19: America Latina e Caraibi, oltre 450mila contagi e 25mila morti. Mons. Azuaje (Caritas continentale), “non dare le spalle ai più poveri”

foto SIR/Marco Calvarese

“Questa situazione della pandemia del Covid-19 rende più evidenti le conseguenze di una struttura diseguale e storica in America Latina e Caraibi, che impone ai popoli innumerevoli segregazioni e ferite”. Lo scrive in una nota il presidente della Caritas di America Latina e Caraibi, mons. José Luis Azuaje, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale venezuelana. Un appello che giunge nel giorno in cui nell’area si superano i 450mila contagi (precisamente 452.952) e i 25mila morti (esattamente 25.738), con un aumento record di oltre 14mila contagi e oltre 800 morti in un solo giorno in Brasile.
Prosegue il presidente della Caritas latinoamericana: “L’impatto delle misure necessarie per contenere il contagio fa sì che numerose famiglie espandano la loro situazione di vulnerabilità, poiché non vengono soddisfatti i loro bisogni primari. E neppure hanno accesso a spazi che garantiscano l’esercizio dei loro diritti, con il conseguente aumento delle situazioni di conflitto”. Ad aggravare la situazione, “la mancanza di informazioni attendibili, l’alta circolazione di fake news sul Covid-19, la carenza e la mancanza di risorse economiche per procurare materiale per l’igiene, l’insufficiente numero di operatori sanitari pubblici e di reti di protezione”.
In particolare, “le conseguenze della pandemia e della crisi economica stanno colpendo e influenzeranno in maniera più grave i disoccupati, i lavoratori precari, i microimprenditori, gli anziani, le persone con disabilità, i detenuti, i minori, le casalinghe e gli studenti, le comunità indigene, in particolare in Amazzonia”.
Ancora, mons. Azuaje fa presente che diversi governi dell’America Latina e dei Caraibi stanno dando la priorità “al risparmio in alcuni settori dominanti, che sono collegati ai mercati finanziari, attraverso l’estensione dei periodi di tolleranza, la diminuzione dei tassi di interesse, la riprogrammazione di debiti o acquisizione di nuovi debiti, tra gli altri, con il rischio di approfondire disuguaglianze e vulnerabilità”. Ma “non possiamo permetterci di scrivere la storia presente e futura dando le spalle alla sofferenza di così tante persone”.

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