Incontri del Mediterraneo: mons. Kontidis (Atene), dalla Grecia alla Libia “il cambiamento climatico sta provocando fenomeni mai visti prima”

(Foto Sir)

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(da Marsiglia) “Migrazioni e cambiamenti climatici. Dobbiamo essere all’altezza dei bisogni e delle sfide del nostro tempo. I popoli e le civiltà che si facciano sul Mediterraneo sono una ricchezza unica nel mondo. La storia ci consegna un’indicazione: i problemi si possono essere affrontare ma insieme, con sensibilità, ragione e responsabilità”. A parlare è mons. Theodoros Kontidis, arcivescovo di Atene, a margine degli Incontri del Mediterraneo che stanno riunendo a Marsiglia vescovi e giovani dei Paesi che si affacciano sulle cinque rive del Mare e che oggi pomeriggio accoglieranno Papa Francesco. Il pensiero va subito ai cambiamenti climatici che si stanno scatenando soprattutto sulle coste del Mediterraneo. “Noi abbiamo avuto in Grecia una situazione molto grave, peggiore quest’anno rispetto a tutti gli anni passati”, confida l’arcivescovo. “Un caldo estremo che ha distrutto una parte importante della produzione agricola e subito dopo piogge torrenziali che si sono abbattute con una violenza tale da provocare ulteriori danni ad agricoltura e abitazioni. Le perdite sono state ingenti. Siamo di fronte a fenomeni nuovi, mai visti prima. Abbiamo visto disastri climatici simili in Bulgaria. Poi questa onda ha travolto noi e si è scaraventata in Libia, provocando una tragedia umanitaria senza precedenti nella storia. Bisogna ripensare le priorità che ci diamo e intraprendere stili di organizzazione e di vita diversi”. A parere dell’arcivescovo, gli Incontri di Marsiglia hanno dato ai vescovi del Mediterraneo la possibilità di avere “una visione più completa e globale di quello che succede in Turchia, in Libano o in Egitto. Le discussioni e i confronti di questi giorni hanno fatto emergere la storia e la vocazione del Mediterraneo, luogo di “guerre e opposizioni ma anche di collaborazione, di intesa, di gente che viaggiava dal Nord al Sud. Il Mediterraneo  è tornato ad essere segnato da tanti conflitti, guerre, devastazioni prodotte dal cambiamento climatico, da interessi economici, flussi di migrazione forzata. C’è una vocazione che viene dal Mediterraneo. La domanda oggi è: cosa ne faremo di questo spazio?”.

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