Aldo Moro: Bodrato, “cercò di rinnovare la strategia di De Gasperi. Le Brigate rosse lo accusarono di essere, come lui, espressione del capitalismo internazionale”

Aldo Moro “aveva cercato di rinnovare la strategia degasperiana, diventata la motivazione delle Brigate rosse” contro lo statista democristiano, “accusato di essere, con De Gasperi, espressione del capitalismo internazionale”. Lo ricorda Guido Bodrato, ex parlamentare Dc, già ministro ed europarlamentare, in un’intervista al Sir nella quale ripercorre il pensiero e l’azione politica del leader dello Scudo Crociato nel giorno in cui 45 anni fa, il 9 maggio 1978, ne veniva ritrovato in via Caetani, nel centro di Roma, il corpo esanime, triste e cruento epilogo dei 55 giorni durante i quali rimase sequestrato per essere sottoposto al “processo popolare” da parte delle Brigate Rosse.
Nella sua articolata riflessione, Bodrato sottolinea che “Moro iniziando a parlare guardava lontano prima di delineare la risposta che il partito poteva dare. Così è stato quando ha ricordato ai movimenti che rivendicavano i diritti sociali a non dimenticare che ‘la stagione dei diritti risulterà effimera, se non riscopriremo un nuovo senso del dovere’; così quando, in presenza dell’instabilità dei governi e del diffondersi di una crisi economica e sociale che aveva provocato una pesante disoccupazione, ha posto all’attenzione della maggioranza, ma anche dell’opposizione, la necessità di affrontare quella emergenza, quella ‘democrazia difficile’, facendo della solidarietà nazionale il perno della ‘democrazia compiuta’”. “Moro – aggiunge Bodrato – aveva compreso che la Terza fase della vita democratica della Repubblica, dopo la fase del centrismo degasperiano e quella del centro-sinistra, poteva essere una fase caratterizzata dall’alternanza al governo del Paese di schieramenti in competizione”. Questo comportava anche “un radicale ripensamento della presenza della politica centrista della Dc”, “ormai richiesto anche dal mondo cattolico, ed in certa misura imposta del Concilio Vaticano II”. Il rapimento del leader democristiano il 16 marzo 1978 “ha avuto un primo effetto che può apparire contraddittorio, ma dimostra qual è stata l’emergenza che il Paese, iniziando dal Parlamento, ha dovuto affrontare. I parlamentari comunisti votarono per un governo dal quale erano stati esclusi. Ed iniziarono, non solo per la Dc, i giorni del tormento”, conclude Bodrato.

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