Quaresima: mons. Maffeis (Perugia-Città della Pieve), “la Chiesa non cessi di farsi lievito nella comunità degli uomini”

“Iniziare questo tempo di conversione è grazia. Questa grazia, per non disperderla, può aiutarci l’assunzione di un impegno concreto a qualche gesto di bontà nascosta, di preghiera silenziosa, di perdono gratuito, di lascito testamentario (come ci esorta la campagna della Caritas). Sono segni che ci rinnovano interiormente; sono la via di una Chiesa che, mentre coglie il messaggio delle pietre del passato, non cessa di farsi lievito nella comunità degli uomini”. Lo scrive l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, nella sua lettera per la Quaresima 2023 rivolta al Clero e alla comunità diocesana, diffusa oggi, 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, giorno di inizio del cammino quaresimale in preparazione alla Pasqua.
Mons. Maffeis, nel suo scritto, raccoglie la preoccupazione di non pochi sacerdoti e lo fa esternando quanto gli ha confidato un parroco: “La gente ci vuol bene, vede quello che facciamo per essere disponibili, anche col nostro andare casa per casa per le benedizioni; ci fa entrare volentieri, ma si direbbe che a rimanere fuori spesso sia proprio la fede…”. Altra riflessione l’arcivescovo la dedica all’arte nell’essersi “ispirata all’esperienza cristiana e, a sua volta, abbia contribuito a plasmare il mondo spirituale di ciascuno”. Il presule lo fa nel ricordare la partecipata cerimonia dei cento anni del Museo diocesano dello scorso 17 febbraio, sottolineando che “se la pratica della fede è in crisi, alcuni edifici e contesti continuano a rappresentare eloquenti testimonianze di identità, di appartenenza, di affezione”, offrendo “con cui leggere la nostra condizione e la nostra relazione con Dio e con gli altri”. “È l’ascesi a cui ci richiama il cammino quaresimale – scrive l’arcivescovo –. Papa Francesco ci esorta a percorrerlo insieme, Chiesa pellegrina nel tempo, radicata nella tradizione e al tempo stesso aperta verso la novità. Ci indica nell’ascolto e nella fiducia due gli atteggiamenti di fondo, entrambi indispensabili nel metodo e nello stile ecclesiale: consentono di ‘non lasciar cadere nel vuoto la Parola di Dio, che ci viene offerta nella liturgia e nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto’; ci liberano da distrazioni, pigrizie e indifferenza; ci allargano lo sguardo, rendendoci partecipi di quanto accade: la persecuzione che colpisce la Chiesa in Nicaragua, l’intolleranza omicida del regime iraniano, la guerra d’invasione che da un anno martella il popolo ucraino, la tragedia che ha colpito Siria e Turchia (ai terremotati destineremo le offerte di domenica 26 marzo)”.

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