Beni confiscati: Libera, “preoccupazione per un approccio sempre più privatistico al tema del loro riutilizzo”

Le norme sull’attacco ai patrimoni mafiosi e sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie hanno compiuto, in questo 2023, rispettivamente 41 e 27 anni. Libera ha promosso a Roma presso la nuova sede un appuntamento nazionale con la partecipazione di associazioni, istituzioni, soggetti gestori dei beni e cittadinanza per fare il punto sul tema dei beni confiscati e del loro riutilizzo pubblico e sociale. “Nonostante – commenta Libera – l’indiscusso valore della legge e delle tante buone pratiche di riutilizzo sociale dei beni sottratti alle mafie, divenute esempio all’estero ed osservate con attenzione come spunto dal legislatore europeo, oggi cogliamo preoccupanti segnali che vanno in una direzione opposta. Sono segnali di un cambiamento di paradigma che, da più parti, mette in discussione queste conquiste anche attraverso una narrazione tossica e distorta, che, a nostro avviso, non coglie la realtà delle cose. Un approccio sempre più privatistico al tema del riutilizzo dei beni confiscati, l’introduzione sempre più frequente nel dibattito pubblico del tema della vendita e della rimodulazione delle misure di prevenzione, la banalizzazione delle criticità che affliggono la materia. Messaggi che convergono su una lettura superficiale e ingiusta, a partire dalla quale si getta un discredito generalizzato su uno strumento che, invece, ha consentito una vera e propria rivoluzione”. È forse “una delle conseguenze” di quella tendenza alla “normalizzazione”, più volte denunciata da Libera, che “ha lasciato fuori il tema della lotta alle mafie dall’agenda politica, riducendo mafie e corruzione a uno dei problemi marginali del Paese”.
“La decisione del Governo di cancellare i 300 milioni di euro previsti dal Pnrr per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati è l’ennesima evidente dimostrazione di tutto questo”, denuncia Libera: “Parliamo di 300 milioni di euro per la realizzazione di oltre 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) e che vede, nel dicembre 2022, l’approvazione con decreto di una graduatoria e dei relativi finanziamenti”. Libera evidenzia che c’è “tanta confusione” in merito perché “non sembra seguire all’annuncio del Governo alcun documento ufficiale inviato ai Comuni. Anzi, l’Agenzia per la Coesione prosegue l’iter amministrativo con una serie di atti formali, in particolare con due diversi decreti di anticipazione delle risorse su richiesta dei beneficiari che lascia presupporre che l’Agenzia stia andando avanti nelle procedure di attuazione della Misura. Lo confermerebbe anche il fatto che, pur in un quadro di forte incertezza, i comuni destinatari dei finanziamenti stanno anch’essi procedendo. E in questa fotografia l’annuncio del definanziamento non è stato mai stato smentito e ritirato. Allo stesso modo, a quanto ci è dato di sapere, il Governo non ha mai definito quali risorse alternative sarebbero state individuate a copertura dei fondi definanziati”.

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