Beni confiscati: Libera, le richieste a forze politiche, uffici giudiziari, legislatore nazionale, Anbsc, enti locali “per un loro utilizzo pubblico e sociale”

Per rafforzare ulteriormente il già costante confronto con le tante realtà sociali che gestiscono beni confiscati, dal nord al sud del Paese, Libera ha promosso oggi a Roma un incontro nazionale, presentando alcune richieste.
Alle forze politiche chiede che “il Codice antimafia sia tutelato e attuato in tutte le sue positive innovazioni, quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle mafie. È fondamentale che diventi effettiva l’estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische previste per chi appartiene alle organizzazioni mafiose, assicurando così la piena equiparazione della confisca e del riutilizzo dei beni tolti ai corrotti e alla criminalità economica e finanziaria”. Agli uffici giudiziari coinvolti chiede “di prediligere il riutilizzo in fase di sequestro, così come già previsto dal Codice antimafia, all’articolo 40 comma 3 ter”. La richiesta al legislatore nazionale, alle istituzioni e al mondo della magistratura è che “venga rafforzato il principio di priorità del riutilizzo sociale del bene confiscato, vero strumento del principio risarcitorio contro la violenza e il controllo mafioso”. Chiede all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) che, “nei casi di assenza di manifestazione di interesse da parte degli enti ad acquisire i beni immobili nel proprio patrimonio”, “si percorra ogni possibile soluzione, anche coinvolgendo direttamente il Terzo Settore e la cooperazione, per evitare la destinazione alla vendita, perché questa resti davvero sempre l’ultima ratio”
Ancora al legislatore nazionale che, “all’interno del Fug (Fondo unico Giustizia, ndr), si possano agevolmente individuare le risorse necessarie per soddisfare i creditori riconosciuti quali terzi in buona fede ed evitare così che, in attesa delle necessarie verifiche dei crediti, centinaia di beni immobili vengano accantonati e tenuti inutilizzati; che i fondi del Fug si possano utilizzare anche per la restituzione per equivalente dei beni nei casi di revoca della confisca, per evitare che le esperienze sociali si interrompano, come pure accaduto in alcuni casi”. Infine, agli enti locali chiede “di sostenere i soggetti gestori in ogni fase dell’esperienza di riutilizzo, non solo attraverso l’impiego di risorse finanziarie, ma anche con la gestione delle pratiche amministrative più complesse, ritenendosi così coinvolti in partenariati sul riutilizzo sociale dei beni confiscati che non si esauriscono una volta terminato l’iter iniziale di assegnazione; che adempiono all’obbligo di pubblicazione degli elenchi dei beni trasferiti al loro patrimonio nella sezione Amministrazione trasparente del proprio sito istituzionale, così come stabilito all’articolo 48 del Codice antimafia”.

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