Bene comune: mons. Baturi (Cei), “per promuovere la dignità della persona ci vogliono le comunità”

“Da anni viviamo momenti straordinariamente gravi per la nostra convivenza. Prima la pandemia che ha smascherato vulnerabilità e diseguaglianze, poi, la guerra in Ucraina e ora in Palestina. Ci avviciniamo a un futuro che non conosciamo, diverso rispetto a quello che immaginavamo quattro anni fa”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, vescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, durante il convegno promosso da Retinopera, dal titolo “I cattolici e la Costituzione partecipazione responsabile per il bene comune”, oggi a Roma. “Ci sono 5,6 milioni di poveri assoluti in Italia – ha rammentato – la povertà è un fenomeno strutturale e non più residuale. L’istruzione resta il fattore che più tutela dalla povertà ma non possiamo dimenticare quanti non si diplomano o non accedono all’università”. “In Italia – ha continuato – siamo stati capaci di pensare al futuro nel mezzo ad una guerra mondiale. Oggi abbiamo bisogno di questo: di soggetti reali che vivono in contatto con le persone che accolgono i migranti, di coloro che educano i ragazzi per immaginare un mondo migliore. Se non fosse possibile, abbassiamo l’asticella, e diciamo che vogliamo stare dentro il nostro presente. Questa però non è la responsabilità di noi cristiani”. “La parola solidarietà si è un po’ logorata – ha sottolineato – ma indica molto di più di un atto sporadico di generosità. Dio si fa presente, dice il papa, e ispira la fede della comunità unita nella solidarietà. Per promuovere la dignità della persona ci vogliono le comunità, per suscitare la creatività del cittadino che sta insieme agli altri”. “Auspico – ha concluso – che Retinopera diventi un laboratorio di idee, per immaginare un livello più elaborato di democrazia, e un laboratorio di proposta dei processi sociali”.

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