Tutela minori: mons. Baturi (Cei), “non possiamo tollerare che i bambini soffrano a causa nostra, anche un solo caso è troppo”

foto/SIR/Marco Calvarese

“Non possiamo tollerare che i bambini soffrano a causa nostra e in ambienti che dovrebbero essere sicuri e accoglienti. Anche un solo caso è troppo”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, intervenendo al primo incontro nazionale dei referenti territoriali del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori all’Augustinianum di Roma. “Non è possibile dire seriamente una parola sui bambini senza ascoltare il loro grido. La Chiesa oggi deve ascoltare il grido di chi spesso non ha neanche la fiducia per esprimerlo – ha proseguito mons. Baturi -, liberando da una sofferenza che impedisce la possibilità della felicità. Tutto ciò che ostacola la felicità è ingiusto”. Per il segretario generale della Cei, “non è possibile agire senza ascoltare e guardare la realtà, senza capire”: “Vogliamo tutelare i minori non perché siamo buoni, ma perché è un loro diritto”. La Chiesa italiana, ha ricordato mons. Baturi, si sta muovendo su cinque direttive: educazione, conoscenza, collaborazione con le istituzioni, repressione e preghiera. “Affinché i nostri comportamenti siano adeguati, dobbiamo cambiare le strutture della mentalità. E questa è l’opera dell’educazione, toccare il cuore e la mente, altrimenti è impossibile”, ha precisato il vescovo. Per sostenere i monitori, poi, “dobbiamo operare in coordinamento con la scuola, il quartiere, le società sportive. Dobbiamo stare in tutti gli ambienti che il minore vive”. Ma il fenomeno degli abusi va anche represso con “operatori specializzati che sappiano trattare questioni delicate”. Infine la preghiera, che è “un atto di assoluto realismo” perché “nulla è impossibile a Dio”.

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