Argentina: rapporto Odsa-Uca, il 43% della popolazione e il 61% dei minori vive in povertà. “Il Paese non si risolleva dalla pandemia”

(Foto: parrocchia San José Villa La Matanza)

Il 32,7% delle famiglie e il 43,1% delle persone, in Argentina, è al di sotto della soglia di povertà, in aumento rispetto a dodici mesi fa, quando il tasso di povertà era del 42,4%. Percentuale che sale al 50,5% nell’area metropolitana di Buenos Aires, e al 61% per la popolazione minorenne. Lo rivela l’annuale il rapporto “Povertà multidimensionale e povertà di reddito a partire da un approccio ai diritti sociali. Argentina Urbana 2010-2021”, curato dall’Osservatorio del debito sociale dell’Università Cattolica dell’Argentina (Odsa-Uca), presentato ieri sera (ora locale) a Buenos Aires. Lo studio rivela, inoltre che tra luglio e ottobre di quest’anno, il 5,7% delle famiglie e l’8,1% delle persone era indigente, mentre il 9,4% degli argentini patisce una “severa insufficienza alimentare”. Nel corso della presentazione è stato sottolineato il fatto che il Paese, nonostante stia vivendo una fase di post-pandemia, non riesce a risollevarsi, e che nelle città e zone metropolitane i dati relativi alla povertà sono addirittura in aumento. “All’arrivo di ogni crisi, le famiglie in condizioni di indigenza intensificano sempre più i loro livelli di deprivazione economica, rendendo più difficile invertire l’emarginazione strutturale. Ogni crisi economica lascia un nuovo, più alto ‘pavimento’ di indigenza, che si traduce in una società strutturalmente più povera e molto più diseguale, con un sistema economico più eterogeneo e mercati del lavoro più segmentati”. A livello aggregato, si legge nel rapporto, “la performance nella riduzione delle privazioni, associate ai diritti economici e sociali, mostra scarsi risultati negli ultimi 12 anni. Pur con variazioni talvolta positive, l’analisi dell’andamento complessivo mostra che nel 2022, le famiglie e la popolazione dell’Argentina urbana non hanno registrato miglioramenti significativi nell’accesso al benessere” anche rispetto al 2010, anno del primo rapporto annuale, “considerando l’evoluzione dell’accesso al cibo, alla salute, ai servizi di base, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’istruzione e ai servizi di base. cibo, salute, servizi di base, alloggi dignitosi, ambiente sano, istruzione, occupazione e sicurezza sociale. C’è stata un’evoluzione favorevole fino al 2014, che poi ha ristagnato, fino a un’inversione di tendenza nel 2018. Sempre secondo il rapporto l tasso di occupazione è passato dal 58,8% del 2021 al 64,3% di quest’anno. Si tratta, dunque, di un lieve progresso, sia pure in un contesto sociale di diffusa povertà. Solo il 40,3% della popolazione economicamente attiva di età pari o superiore ai 18 anni ha potuto accedere ai pieni diritti del lavoro, mentre l’8,7% di questa popolazione era apertamente disoccupata e il 23,0% era soggetta a una sottoccupazione instabile, ovvero svolgeva un lavoro temporaneo o non retribuito o era beneficiario di programmi di lavoro retribuiti. Allo stesso tempo, il 28,0% aveva un’occupazione regolare ma precaria, con livelli di reddito superiori a quelli di sussistenza e nessuna iscrizione al sistema di sicurezza sociale. D’altra parte, se nel 2021 il tasso di disoccupazione era del 9,1%, la successiva riattivazione ha fatto sì che quest’anno la disoccupazione scendesse all’8,7%. Tra gli altri dati, raccolti dall’Indagine dell’Odsa-Uca tra luglio e ottobre 2022, si evidenzia anche che circa il 50% della popolazione attiva non ha un’occupazione con pieni diritti lavorativi.

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