Festival Dottrina sociale: mons. Pompili (vescovo Verona), “mancanza di fede ha impoverito e infragilito il mondo, restituire fiducia fa mobilitare le energie migliori delle persone”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “L’atto più politico è quello di avere un mondo interiore che consenta di esercitarci nell’ascolto, imperativo categorico nell’esperienza dei credenti, per aprirci ad un altro. La fiducia è semanticamente legato alla fides, la mancanza di fede ha tragicamente impoverito e infragilito il mondo. Dare fede e restituire fiducia è il compito più importante: significa mobilitare le energie migliori delle persone”. Lo ha affermato ieri mattina mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, nell’evento conclusivo della XII edizione del Festival della Dottrina sociale ospitata da giovedì nella città scaligera sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Sollecitato dal giornalista e scrittore Alessandro Zaccuri e dialogando con il sociologo Mauro Magatti, il vescovo ha osservato che “la consapevolezza della comunità credente è piuttosto avvertita del cambio d’epoca e delle sue conseguenze”. “La Dottrina sociale – ha proseguito – mette bene in evidenza un punto: paradossalmente la globalizzazione del mondo, dal 2000 in poi, è stata un processo che ha coinciso con una sistematica frammentazione degli individui”. “Il tramonto delle grandi narrazioni, compresa la fede, ha finito per rendere le persone sempre più isolate, malleabili, chiuse – ha rilevato – producendo non una società ma un conglomerato di soci che hanno perso di vista il legame invisibile che le attraversa”. Ma “lo sviluppo, che qualcuno identifica con il progresso tecnico e materiale, non può mai essere separato da una crescita interiore, culturale e spirituale. L’individualismo con cui siamo stati tutti allevati ha costituito la premessa alla frammentazione”, ha notato mons. Pompili, che si è poi soffermato sulla “dicotomia tra reale e percezione” su diversi temi come gli immigrati, i disoccupati, i morti per omicidio. “Questa distonia tra la realtà e percezione è qualcosa su cui dobbiamo tornare ad indagare”, la proposta del vescovo, secondo cui “dobbiamo aver cura di una narrazione che sia lontana da taluni luoghi comuni, libera da talune interpretazioni”. Relativamente al suo ministero, mons. Pompili ha evidenziato che “il vescovo è sì annunciatore del Vangelo” ma “dovrebbe provare ad essere portatore sano di fiducia e creare una rete di relazioni che si lascino condurre da quest’esperienza”. Perché “senza la fiducia non ci si potrebbe alzare dal letto la mattina; saremmo paralizzati, non riusciremmo a fare tante cose della nostra quotidianità”. Ovviamente, “nel costruire la fiducia ci si espone, si va incontro alla vulnerabilità. Si può incappare in qualche errore e contestazione”, ha aggiunto, convinto che “il vescovo debba essere uno che costruisce percorsi di fiducia e, in nome del Vangelo, coscienza critica che si rivolge a tutti in nome del bene comune”.

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