Festival Dottrina sociale: Magatti (Un. Cattolica), “il dialogo dialogico è l’unica via umana che noi conosciamo per risolvere i conflitti”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “Il dialogo quando si spezza si traduce in conflitto. Ma non dobbiamo dimenticare che continuamente le distanze tra gli umani si rigenerano, anche tra Russia e Ucraina. Il rischio è che la vicenda ucraina ci spinga verso un secolo di conflitti”. Lo ha affermato ieri mattina Mauro Magatti, sociologo dell’Università Cattolica, nell’evento conclusivo della XII edizione del Festival della Dottrina sociale ospitata da giovedì nella città scaligera sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Sollecitato dal giornalista e scrittore Alessandro Zaccuri e dialogando con mons. Domenico Pompili, il sociologo ha invitato a “non rappresentare il mondo come una rappresentazione tra democrazia e autocrazia. Un mondo interdipendente ha bisogno di imparare l’inter-indipendenza tra culture e storie diverso. E anche se oggi il dialogo è stato calpestato e interrotto è necessario non perdere il suo valore fondamentale, senza essere ingenui, sapendo che il dialogo dialettico genera conflitto, il dialogo dialogico è l’unica via umana che noi conosciamo per risolvere i conflitti”. In “un momento dai tratti drammatici” nel quale “quello che sta succedendo in Ucraina con milioni di persone al gelo è qualcosa di terrorizzante”, Magatti ha invitato a riflettere sul fatto che “dopo la fine della guerra fredda, con la globalizzazione sembrava che lo sviluppo e la crescita potessero essere la chiave per risolvere le difficoltà senza degenerare nel conflitto”. “Questa stagione che ha fatto fare un grande salto nel mondo – ha osservato il sociologo – ci sta consegnando un po’ il conto, per il successo di quella stagione rischiamo di entrare in una fase di shock, emergenze, conflitti”. In questo contesto “abbiamo bisogno di fare un salto spirituale, culturale, istituzionale e dei modelli economici”. Siamo chiamati a vivere “una fase della globalizzazione meno lineare” al passato, ma – la convinzione di Magatti – “alla fine comprenderemo che su questo pianeta sempre più piccolo e con problemi comuni l’unica via è il dialogo, la solidarietà, la collaborazione”. “Il problema – ha notato – è quanto velocemente riusciremo a capire e a tradurre concretamente questa esigenza storica”. “L’azione che a tutti è parsa anacronistica da parte di Putin è il segnale che abbiamo costruito un mondo che è più avanti di noi, del nostro pensiero, del nostro spirito, delle nostre istituzioni e delle economie. Il gusto, la bellezza, il desiderio ma anche il sacrificio, la fatica, il dolore che il dialogo comporta è l’unica via ragionevole di futuro”. Nel tempo presente, ha proseguito Magatti, “abbiamo non solo un difetto di percezione, abbiamo un difetto culturale; c’è la drammatica necessità di riaprire la ragione non con discorsi astratti ma facendoci educare dal rapporto con la realtà, in particolare da quella che non vediamo perché al di là della cittadella che costruiamo”. Per questo, “mettersi là dove non si mette più nessuno è il modo giusto per aiutare la società a recuperare i propri errori”. Da qui “avere attenzione ai punti fragili, deboli” è “un punto di vista salvifico” ed “è fondamentale non solo per i cristiani e dal punto di vista culturale”. E se in questo “tempo entropico, tempo nichilistico, tempo diabolico” nel quale “diversi fattori ci spingono ad uno sguardo ripiegato, di paura” secondo il sociologo “la responsabilità è quella di vedere le potenzialità, che sono enormi. La sostenibilità – non solo quella ambientale ma anche sociale e geopolitica – ci dice che il pensiero individualista è pura ideologia. Non c’è nulla sulla faccia della terra che non è in relazione con un prima, un intorno, un dopo e un oltre”. “Il tempo odierno – ha ammonito – ce lo sta dicendo, cos’altro deve succedere? Tutto è in relazione con tutti”. “Non siamo solo inter-dipendenti ma inter-indipendenti”, il che significa che “c’è quello spazio di responsabilità umana per giocare la propria libertà”. Per Magatti, “nell’Occidente il cristianesimo è l’unica radice culturale che è in grado di fare questo discorso per il futuro, che poi le comunità ecclesiali siano in grado di farlo è un altro tema”.

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