Festival Dottrina sociale: card. Grech, “la vigilanza è il contrario dell’indifferenza”. Combattere “l’estraneità dell’individualismo”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “La vigilanza è il contrario dell’indifferenza: in essa si misura il nostro procedere in modo sinodale con la formulazione di decisioni che riguardano la vita ecclesiale, ma anche la vita sociale. È il Vangelo che si incarna nell’oggi, in tutto l’oggi e non in una sola parte. Questa discriminante dipende dal nostro agire: è vigile o indifferente?”. Così il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto ieri nel duomo di Verona al termine della XII edizione del Festival della Dottrina sociale ospitata da giovedì nella città scaligera sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Commentando la pagina evangelica, il porporato ha sottolineato che quella del Signore è “una venuta che mette in moto, che attiva processi e mobilita le persone. Questo atteggiamento, che non è semplice moto esteriore, diventa un riferimento importante per quanti – come voi – impegnati nel mondo istituzionale, dell’imprenditoria, della cooperazione, dell’economia e della cultura sono chiamati a rendere bello, buono e giusto l’agire sociale”. Continuando la riflessione sulla venuta, il cardinale ha ricordato che il Signore “si lascia trovare nel volto delle sorelle e dei fratelli, soprattutto di coloro che vivono ai margini o sono esclusi dai grandi ‘network decisionali’. È la ‘parusìa’ che si rinnova nella storia e convoca, cioè chiama ad essere insieme, a trovare risposte efficaci, a fare squadra per il bene comune”. Da Grech poi un riferimento alla “dinamica del cammino sinodale della Chiesa” e a “ciò che Papa Francesco ci invita a fare: cogliere e saper leggere con lo sguardo dello Spirito il tempo presente. È un impegno che chiede la nostra vigilanza continua e permanente, soprattutto quando il rischio di distrazione è molto forte”. Il cardinale ha puntato il dito contro “l’estraneità dell’individualismo: seppure vicini nell’impegno quotidiano, siamo estranei l’uno all’altro; fatichiamo a manifestare il dono della vita che abbiamo ricevuto”. “Questo – ha rilevato – è un problema grande perché chiama in causa la nostra capacità di guardare dentro, di scorgere i tratti distintivi del Signore che viene nelle sorelle e nei fratelli che incrociamo quotidianamente”. E poi l’invito: “Non dobbiamo cedere alle logiche mondane, ma essere testimoni di una storia d’amore che sa far ardere cuori di tutti”.

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