Libano: padre Abboud (Caritas), “senza istruzione non c’è futuro. Per ridare speranza sosteniamo 120mila alunni”

(DIRE-SIR) – “Senza l’istruzione il Libano non ha futuro; è per ridare una speranza che stiamo sostenendo 120mila alunni, le loro famiglie e i loro professori”: a parlare con l’agenzia Dire è padre Michel Abboud, sacerdote carmelitano, presidente della Caritas. Nel suo ufficio a Beirut, accanto a una fotografia di Papa Francesco, c’è la bandiera nazionale, rossa con il cedro in campo bianco: simbolo di un Paese che fa fatica a immaginare un domani, prostrato dalla crisi economica, con il carovita che non dà tregua e le difficoltà nei settori chiave della vita pubblica, sanità compresa, in tempi di pandemia.
“Abbiamo conosciuto la guerra civile, ora soffriamo in silenzio” sottolinea padre Abboud. Lo spiega parlando di “un tempo oscuro” ma anche dei progetti di Caritas, 16 milioni di dollari per emergenze da affrontare subito. “Quando abbiamo cominciato a distribuire pacchi aiuto e kit igienici contro il Covid-19 si sono formate file per chilometri”, dice il presidente.
“In quella folla c’erano tantissimi maestri e professori, un nuovo ceto di poveri che ha bisogno”. È nato da quest’esperienza Education Trust, un progetto per le scuole, in particolare quelle cattoliche, che accolgono però una maggioranza di studenti di altre confessioni e credo religiosi. “Ne abbiamo censite 335, individuando i professori che non ricevevano più lo stipendio da tre o anche quattro mesi” riferisce padre Abboud. “Ci siamo però resi conto che andavano aiutate prima le famiglie, che non riuscivano più a pagare le rette e mettevano così in crisi gli istituti e a cascata gli insegnanti”.
Gli stanziamenti sono possibili anche grazie ai contributi dell’Oeuvre d’Orient, un’associazione francese che per l’anno 2021-2022 ha messo a disposizione tre milioni e 600mila euro, 30 a studente, equivalente all’incirca a metà della retta.
L’emergenza si era aggravata già nel 2019, quando la piazza dei Martiri si era riempita di ragazzi, che denunciavano la corruzione dei politici, chiamati dopo la guerra civile a occupare i posti di potere nel nome delle oltre 80 comunità del mosaico sociale e religioso del Libano ma responsabili di malgoverno, cinismo e mancanza di visione.
“Prima un milione e mezzo di lire valevano mille dollari, ora appena cento”, calcola padre Abboud. “I prezzi aumentano, il frigo si svuota, tante persone che prima donavano con spirito di solidarietà si vedono costrette a chiedere aiuto”. Oggi la Caritas gestisce dieci centri medici e dieci strutture mobili.
“Prima ricevevamo cento persone, ora 700”, continua il presidente.
“Ci impegniamo a coprire parte dei costi delle cure ospedaliere, dal momento che le persone spesso non hanno assicurazione medica e non ce la fanno”. Per oltre un anno i veti incrociati dei partiti hanno impedito la formazione di un nuovo governo, entrato in carica solo questo mese. Nel frattempo l’inchiesta sull’esplosione al porto che nell’agosto 2020 ha ucciso almeno 218 persone e ne ha ferite 6mila resta ferma al punto di partenza. Padre Abboud ne parla denunciando le responsabilità della politica. Cita anche un discorso del patriarca ai Antiochia dei maroniti, il card. Béchara Rai, pronunciato nel giorno della festa di San Charbel, patrono nazionale: “Il Libano non è povero, è stato depredato”.

(www.dire.it)

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