Giornata migrante e rifugiato: mons. Coccia (Pesaro), “non rendiamoci responsabili di una umanità disumana”

“L’accoglienza è nel Dna della nostra gente perché l’esperienza religiosa ha generato una ricca tradizione culturale. Non a caso la Regione registra una significativa presenza di persone provenienti da altre terre ed oggi felicemente integrate nel suo tessuto sociale, economico e culturale”. Lo ha detto mons. Piero Coccia, vescovo di Pesaro, nell’omelia della messa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata ieri nel santuario di Loreto. Per il presule, inoltre, “non va sottovalutato il fenomeno della migrazione interna che la regione sta vivendo a causa del recente terremoto e che ha visto migliaia di persone, lasciare l’entroterra per riversarsi sulla costa. Fenomeno questo che molto ha impegnato anche le nostre diocesi”. Per mons. Coccia, “le puntuali riflessioni del Papa ci impegnano a edificare con grande responsabilità un’umanità nuova che sappia amare, pensare e vivere come una grande famiglia per realizzare quella casa comune che spesso il Papa ci ricorda”. Di qui la necessità di “essere costruttori del ‘noi’, promuovendo la cultura della inclusione, della relativizzazione dei beni materiali e della loro condivisione”. “Il migrante è sempre un fratello, anche se meno fortunato di noi, che quasi sempre fugge dalla guerra, dalla fame e dalla violenza di ogni tipo”, ricorda il vescovo, secondo il quale ola costruzione di un “noi sempre più grande” passa “attraverso il processo dell’inclusione che si fa atteggiamento culturale ed esistenziale”. “Oggi si rende sempre più necessario il superamento di un duplice pregiudizio”, conclude il vescovo: “Quello della ‘materialità’ intesa come unica sfera realizzativa della persona, come anche quello dell’accumulo dei beni come segno di grande potere. L’inseguimento di questi ‘miti’ potrebbe renderci corresponsabili di tante ingiustizie anche nei confronti dei migranti i quali non poche volte per un pezzo di pane si piegano ad ogni forma di ricatto e di sfruttamento. Non rendiamoci responsabili di un’umanità disumana!”.

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