Consiglio d’Europa: rapporto sui migranti in Bosnia-Erzegovina. “Alloggi non sufficienti, necessarie soluzioni per non ripetere la crisi dello scorso inverno”

Migliorare i servizi necessari per l’accoglienza dei profughi in Bosnia-Erzegovina, tra cui l’alloggio, il cibo e il sostegno nella prevenzione di Covid-19, assicurare alloggi adatti per minori non-accompagnati e provvedere a misure di risposta tra i migranti e i richiedenti asilo, in modo particolare nel cantone Una-Sana. Sono le conclusioni del rapporto del rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa per le migrazioni e i rifugiati, ambasciatore Drahoslav Stefanek, in missione conoscitiva in Bosnia-Erzegovina. Le misure sopracitate dovrebbero essere effettuate tramite il sostegno finanziario della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, richiesto dalle autorità della Bosnia-Erzegovina. Lo scopo della missione è stato fornire un quadro dell’attuale situazione dei migranti in Bosnia-Erzegovina con accento particolare sulle fasce vulnerabili, tra cui famiglie con figli, minori non accompagnati e separati e le donne. “Al momento della mia visita, le condizioni della tendopoli di emergenza militare di Lipa erano molto difficili, e in più con abbondanti nevicate”, ha affermato il rappresentante speciale Stefanek, il quale ha descritto “un campo con circa mille maschi single che vivono in grandi tende militari riscaldate da cannoni ad aria, azionati da generatori di elettricità”. A suo avviso, “le autorità hanno fatto del loro meglio in queste circostanze drammatiche”.
“Ma per non ripetere questa crisi dell’inverno passato è essenziale stabilire una base solida per una soluzione sostenibile nell’area di Bihac”, aggiunge. Durante la missione, datata dal 24 al 30 gennaio 2021, in Bosnia-Erzegovina erano presenti tra 9mila e 10mila migranti, concentrati prevalentemente nella parte nord-occidentale a ridosso del confine con la Croazia. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni tra i 4.000 e i 5.300 migranti vivono in modo precario in attesa di entrare nell’Ue, mentre la capacità ufficiale di accoglienza della Bosnia-Erzegovina è stata ridotta dopo la chiusura del centro di accoglienza di Bira e il campo di emergenza di Lipa. Inoltre, sono stati forniti alloggi aggiuntivi nei centri di accoglienza di Miral e Blazuj per oltre mille e tremila persone rispettivamente. Considerando la pandemia, il rischio di infezione in questi centri “già sovraffollati è molto alto”.

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