Conferenza sul futuro dell’Europa: Graglia (Un. Milano), buona l’idea, dubbi sul metodo

“Io credo che si debba separare il marketing politico dall’efficacia dei risultati che tale marketing può proporre, risultati che possono essere buoni o cattivi, eccellenti o pessimi”. Piero Graglia, docente di Storia dell’integrazione europea e di Storia delle integrazioni regionali all’Università degli Studi di Milano, biografo di Altiero Spinelli, è un esperto di politica europea. Sir gli domanda un parere sulla Conferenza sul futuro dell’Europa che ha preso avvio da poche settimane e che dovrebbe portare a una riflessione e un rilancio dell’Ue a partire dall’ascolto dei cittadini. “L’idea di base della Conferenza sul futuro dell’Europa è quella di ascoltare cittadini ‘impegnati’, movimenti, gruppi di pressione (in una espressione, portatori di interessi o, come va di moda adesso, stakeholders) e trarre da loro suggerimenti e idee”. Un processo, specifica Graglia, “come si dice oggi bottom up: dalla base verso l’alto. Una cosa che impressiona l’osservatore poco smaliziato ma che mette sull’avviso chi invece guarda le cose in senso critico: se l’up non accetta o modifica in maniera significativa ciò che viene dal bottom allora il processo è solo fumo negli occhi di chi pensa che la democrazia sia far parlare le persone semplicemente ma non accettare ed elaborare ciò che le persone dicono. Io non le nascondo che ho forti perplessità su questo metodo che può essere ottimo ma nasconde anche il pericolo di una certa banalizzazione”.
Questa perplessità “poi si trasforma in forte imbarazzo quando vengo a sapere che la selezione delle proposte che arrivano dal basso verrà fatta sulla base di algoritmi che tengono in considerazione non la qualità delle idee o la loro fattibilità bensì elementi di scrematura sulla base dell’origine, del genere, dell’appartenenza sociale, ecc. Allora, mi viene da dire, tanto vale mettere in un vaso tutte le proposte e poi procedere a un sorteggio”. Un metodo “molto più efficace – secondo lo studioso – sarebbe, forse, adottare il sistema usato per la prima Convenzione sul futuro dell’Europa, cioè rappresentanti politici che valutano ciò che viene loro proposto dalla ‘base’ e su questo avviare un confronto tra rappresentanti delle varie realtà politiche istituzionali. La democrazia telematica è una stupidaggine colossale quando si sostituisce a metodi vecchi, forse, ma sperimentati come la democrazia rappresentativa, in grado di poter controllare la fattibilità delle proposte e anche di selezionare quelle più interessanti ed efficaci”.
E se una tappa della Conferenza sul futuro dell’Europa si tenesse simbolicamente a Ventotene, isola italiana indicata come la “mecca” del federalismo europeo? “Fatti salvi i motivi di perplessità che ho esposto, sarebbe simbolicamente molto bello e interessante. Basta che non si trasformi di nuovo in una passerella politica ridicola come quella di Renzi, Merkel e Hollande che deposero fiori sulla tomba di Spinelli senza probabilmente aver letto quel passo del manifesto di Ventotene che preconizza la fine del ruolo centrale dei governi nazionali nella storia europea. Se la retorica europeista viene gestita esclusivamente dai governi in assenza di movimenti che possano essere il sale critico per le loro azioni, si assiste a queste parate di sciabole, uniformi e marsine. Detto questo, Ventotene, isola d’Europa, dovrebbe essere il luogo principale sul quale discutere non solo del futuro dell’Europa, ma anche della validità delle formule che si stanno allestendo per parlarne, a cominciare dalla validità del format partecipativo proposto per la Conferenza sul futuro dell’Europa”.

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