Myanmar: preghiera del card. Bo (Yangon) per i gruppi armati e l’esercito del Tatmadaw, “solo il cambiamento dei cuori può guarire questa Nazione”

“A tutti gli uomini e le donne del mio paese, chiediamo: è la violenza la risposta alla violenza? La violenza ha mai risolto qualcosa in questo Paese? Per settant’anni le armi hanno rimbombato, uccidendo. È questa la soluzione? Quelli che credono nella violenza sconsiderata, condannano a morte non alcune persone ma l’intera Nazione. Le armi non risolveranno mai i problemi di questo paese. Solo il cambiamento dei cuori può guarire questa Nazione che soffre da tempo”. L’omelia, pronunciata ieri a Yangon dal cardinale arcivescovo Charles Bo, presidente dei vescovi cattolici birmani, si è trasformata in un grido di dolore e in un accorato appello alla Nazione perché si abbassino le armi e si rinunci alla violenza. Ricordando il comandamento evangelico “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”, l’arcivescovo a nome della Chiesa e della Conferenza episcopale del Myanmar ha chiesto “un periodo di intensa preghiera”. “Preghiamo per tutti coloro che sono morti in questa crisi, per quelli che sono in carcere, per chi è scomparso, per quelli che hanno perso tutto, per gli sfollati e i senzatetto”. Poi, il cardinale si è rivolto alle parti in conflitto: a tutti i gruppi armati e alle forze del Tatmadaw, l’esercito che con il golpe del 1° febbraio detiene il potere. “Preghiamo per tutti i gruppi armati. Potremmo non essere d’accordo con il loro metodo, ma comprendiamo i loro sentimenti ed emozioni. Ancora una volta, chiediamo di cercare una strada diversa da chi crede nel potere delle armi. Dai una possibilità all’umanità, umanizza coloro che ti disumanizzano. Questa è la vittoria finale”. Poi, la preghiera si rivolge al “Tatmadaw”. “Sì, preghiamo per ogni soldato che impugna una pistola”, ha affermato il cardinale. “Preghiamo per l’esercito e i suoi capi. Hanno davvero bisogno di preghiere. I loro cuori devono sciogliersi e capire che la violenza non è contro una Nazione nemica ma contro il loro stesso popolo. Se l’esercito afferma di essere il protettore della nazione, allora proteggi ogni vita, anche la vita di chi che ha opinioni diverse. Noi come cristiani e come popolo del Myanmar preghiamo per questa intenzione. Non è abbastanza la sofferenza vissuta negli ultimi quattro mesi?”. Il pensiero del cardinale Bo è andato quindi agli oltre 120.000 sfollati che si contano solo nelle zone di conflitto di Mindat e Loikaw, alle persone ferite che trovano “rifugio all’interno delle chiese”. “Sotto il vessillo della Croce, ci riuniamo oggi, ancora una volta, per pregare per questa Nazione, per la pace. Preghiamo per le migliaia di persone, e tra loro anche bambini e anziani, che si trovano nelle giungle, sotto le sferzanti piogge monsoniche. Preghiamo per Loikaw e Mindat dove la Chiesa e tutto il popolo stanno vivendo una via crucis molto dolorosa. Sentiamo il dolore di quelle persone innocenti, le loro lacrime, il loro dolore, il loro senso di abbandono. Siamo venuti qui per bussare alle porte del Cielo, per chiedere la pace”.

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