Diocesi: mons. Devasini (Chiavari), “salgo a bordo di questa barca splendida e fragile non per fare da autoritario capitano” ma per essere “pastore”

“Mi ‘imbarco’ con voi su questa barca splendida e fragile che è la Chiesa, la santa Chiesa che vive in Chiavari. Non salgo a bordo per fare da autoritario capitano, bensì per condividere tutte le fatiche e le gioie della traversata”. Queste le parole pronunciate da mons. Giampio Devasini, vescovo di Chiavari, nell’omelia della celebrazione eucaristica con la quale ha preso possesso della cattedra nella basilica di Nostra Signora dell’Orto.
“Non un autoritario capitano, dunque, ma un ‘pastore’, così come il magistero del Concilio ecumenico Vaticano II – che è e resta la “carta fondamentale” cui ispirare il nostro cammino di Chiesa – tratteggia la fisionomia del vescovo”, ha spiegato mons. Devasini che ha poi tratteggiato alcune linee guida per “camminare insieme”. La “strada maestra”, ha sottolineato, “è lo stile sinodale”. “Sulla sinodalità abbiamo bisogno, tutti insieme – presbiteri, diaconi, religiosi e religiose e laici – di avviare un serio esame di coscienza. Non si tratta, infatti, di trovare una ‘soluzione’ organizzativa o più funzionale: ma di convertirci seriamente, a partire dal profondo del cuore e dalla mentalità con cui viviamo la Chiesa”. “La sinodalità – ha proseguito – non è un metodo come tanti per dare la parola a tutti e agevolare dunque l’ascolto reciproco e le conclusioni condivise su proposte che riguardano sia la vita della Chiesa che la pastorale e la missione. La sinodalità, piuttosto, ci aiuta a vivere pienamente il nostro essere popolo di Dio in cammino, in discernimento e ascolto reciproco fino a programmare insieme, decidere insieme e operare insieme”. D’altra parte “la Chiesa non ‘fa’ un Sinodo ma ‘è’ Sinodo”, ha osservato mons. Devasini, che ha ammonito: “Non illudiamoci che la sinodalità sia un percorso in discesa, perché al contrario è in salita, o meglio in cordata, per cui se cede uno, cede tutta la squadra”. “È indispensabile ascoltare e valorizzare ogni apporto, anche il più umile, ascoltare tutti senza preclusioni, accompagnare con pazienza, benevolenza e gradualità il cammino spirituale di ogni persona non spegnendo mai il ‘lucignolo fumigante’, in modo da incoraggiare in particolare i più estranei e lontani a sentirsi parte viva della Chiesa”.
Prima della celebrazione eucaristica, nell’accoglienza delle istituzioni locali nella piazza antistante la cattedrale, il vescovo ha ricordato i suoi obblighi principali: quello di “annunciare con umiltà e nel rispetto dell’autonomia della sfera civile” il Vangelo, quello di “confermare i fratelli nella fede” e quello di “stare dalla parte dei più deboli e difendere sempre la causa degli ultimi”. “L’accoglienza dei fratelli, di tutti i fratelli è la regola aurea del Vangelo!”, ha ricordato, aggiungendo che “la legge del mare, ma anche quella dei poveri contadini del Monferrato insegna che non c’è essere umano che non possa essere aiutato e che non possa essere considerato nostro compagno”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori