Diocesi: Udine, l’arcivescovo Mazzocato ha ordinato due diaconi permanenti. “‘Posseduti’ dall’amore di Cristo”

“Chi è il cristiano è una persona ‘posseduta’, conquistata, trasformata dall’amore di Cristo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata in occasione dell’ordinazione, celebrata ieri in cattedrale, di due nuovi diaconi permanenti, Paolo Comelli e Guglielmo Cocco. “L’esperienza più profonda e consolante per un cristiano è quella di ritrovarsi capace di vivere un amore che non avrebbe mai immaginato di poter ospitare nel suo cuore. Si ritrova capace, in particolare, ‘di non vivere più per se stesso, ma per colui che è morto e risorto per lui’”.
Soffermandosi sul “timbro che identifica il cristiano in mezzo agli altri uomini”, il presule spiega che è quello di “superare la naturale tendenza a vivere, prima di tutto, per se stesso e di ‘perdere’ la propria vita per i fratelli”. Mons. Mazzocato ha poi osservato che “vivendo ‘posseduto dell’amore di Cristo’, il cristiano appare come ‘una nuova creatura’”. “Chi lo frequenta avverte che in lui c’è qualcosa di ‘nuovo’ rispetto al modo di vivere e di pensare comune, rispetto alla mentalità diffusa. La novità sta proprio nell’amore di Cristo che lo ‘possiede’ e che, per grazia dello Spirito Santo, egli riesce umilmente a vivere”. Quella che emerge è “una persona nuova perché non è più schiava della paura di perdere se stessa, di sprecarsi per gli altri senza guadagnare qualcosa per sé”. “Non c’è persona più nuova di questa perché ha trovato un amore che è più forte della paura della morte”.
Presentando la testimonianza di Paolo Comelli e Guglielmo Cocco, infine, il presule ha ricordato che “hanno incontrato Gesù dentro la Chiesa, nell’esperienza parrocchiale e Guglielmo, poi, nel Cammino Neocatecumenale”. “Un momento particolarmente forte in cui si sono sentiti ‘posseduti’ dall’amore di Cristo è stato il sacramento del matrimonio nel quale hanno condiviso con la loro sposa la scoperta di amarsi non solo per attrattiva umana ma anche ‘per grazia’”. Un amore che ha accompagnato anche il cammino di discernimento e di preparazione all’ordinazione diaconale. Adesso “sono chiamati, assieme a tutti gli altri fratelli diaconi, a rendere vivo dentro la nostra Chiesa diocesana il volto e il cuore di Gesù ‘servo’, che non cerca il primo posto ma si mette all’ultimo per essere servo di tutti”.

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