Myanmar: suor Ann Rose Nu Tawng, “la polizia viene ancora in clinica a cercarmi”. “Mettersi in ginocchio non è un gesto di sconfitta ma di riconciliazione e perdono”

“C’è rischio. La polizia viene ancora in clinica, mi fanno domande, scattano foto. I miei superiori mi hanno suggerito di non uscire e, per andare in clinica dove lavoro, passo da un’entrata secondaria”. A parlare è suor Ann Rose Na Tawng, la religiosa birmana che durante le dimostrazioni di piazza in Myanmar si è inginocchiata davanti ai soldati. Si è collegata questa mattina via Zoom dal Myanmar per la presentazione oggi a Roma nella sede della Radio Vaticana del libro “Uccidete me, non la gente” (edito da Emi) scritto insieme con il giornalista Gerolamo Fazzini per raccontare i retroscena del suo incredibile gesto. “Ero in clinica a lavorare – racconta – quando ho sentito da fuori le grida della polizia. Sono uscita. In quel momento non ho pensato o programmato niente. Poi di fronte a quella scena di disumanità, ho pensato solo di mettermi in ginocchio. Il mio primo obiettivo era dare la possibilità ai giovani di scappare e mettersi in salvo. Quella notte ripensando a quanto era successo, mi sono meravigliata di essere ancora in vita. Ho sentito chiaramente che era lo Spirito Santo a spingermi a compiere quel gesto. Dio si è servito di me per salvare quelle persone”. In realtà per due volte, la suora si è inginocchiata davanti alle forze di polizia, il 28 febbraio e l’8 marzo. Il suo gesto pubblicato a tutta pagina dal L’Osservatore Romano con il titolo “in ginocchio per disarmare l’odio” arriva a Papa Francesco che lancia un appello per la pace e il dialogo in Myanmar nell’Angelus del 17 marzo. La religiosa è però segnalata alla polizia. Le hanno chiesto il nome, il numero di telefono, la residenza e per questo, dal 28 febbraio, suor Ann Rose gira con la mascherina in volto così da nascondersi alla polizia. Nonostante in molti le dicono di stare al sicuro, il suo pensiero va a chi continua a “difendere la verità e lottare per la giustizia”. “Le proteste continuano – racconta oggi ai giornalisti – e i giovani rischiano la vita. La polizia picchia, spara ma i giovani continuano a manifestare. Il popolo è unito e desidera libertà e democrazia”. E aggiunge: “Dalla preghiera attingo la forza per aiutare e servire il mio popolo. Mettersi in ginocchio non è un gesto di sconfitta ma un gesto di riconciliazione e di perdono. Anche nelle nostre famiglie, dovremmo farlo”. Domenica prossima, Papa Francesco celebrerà una messa per il Myanmar con la comunità birmana residente a Roma, alle 10, nella basilica di San Pietro. “Vorrei esprimere a Papa Francesco – dice suor Ann Rose – un grazie immenso per questa messa. I suoi discorsi, le sue parole valgono tantissimo perché tutte le Nazioni del mondo lo ascoltano. Vorrei chiedergli di rivolgersi ai capi della terra perché salvino il nostro popolo e la generazione futuro. In questi tre mesi sono morte più di 800 persone”. Alla conferenza stampa ha preso la parola anche Andrea Monda, direttore del L’Osservatore Romano che ha sottolineato il valore del gesto di inginocchiarsi, ricordando che anche Papa Francesco lo ha fatto implorando i leader del Sud Sudan di non stancarsi mai di lavorare per la pace.

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