Social media: don Ruggeri (Concordia-Pordenone), “nella formazione dei seminaristi anche il docente di Teologia digitale”

“Formare al digitale discernente nell’era di Instagram”. È uno degli impegni indicati nell’articolo pubblicato sulla rivista “Presbyteri” dei Padri Venturini del mese di febbraio, nella rubrica “Presbyteri digitali” curata da don Giacomo Ruggeri, sacerdote della diocesi di Concordia-Pordenone e guida di Esercizi spirituali ignaziani. È all’interno del suo ministero, quello degli Esercizi, che matura l’esperienza di questa rubrica. “A ogni educatore e formatore in seminario capita di imbattersi in questa immagine: incrociare un seminarista nei corridoi che cammina tenendo tra le mani il cellulare e ricurvo sullo schermo – scrive -. È un’immagine familiare, e quotidiana, in tutti i seminari e nei luoghi della formazione iniziale”. Nelle parole del sacerdote l’invito a non giudicare “quest’immagine come negativa o sbagliata o preoccupante”. “Etichettare una postura digitale è la scorciatoia per archiviare frettolosamente un modus dei giovani di oggi, anziché – come esige – affrontare tale atteggiamento con il discernimento e l’intelligenza che meritano”.
Nel tempo di Instagram anche la teologia che si insegna nei seminari richiede di essere ridefinita, è la convinzione dell’autore. “Nella formazione teologica dei futuri presbiteri servono figure di docenti specializzati non tanto (solo) nella comunicazione tout court – scrive il sacerdote -. Al pari del biblista, del canonista, del moralista serve dotare alla formazione dei seminaristi anche il docente di Teologia digitale. Una nuova figura non solo per una nuova disciplina, ma per un pensiero inedito pervasivo e invasivo nel tempo attuale, qual è internet e i suoi molteplici linguaggi che creano identità e comunità. Rispetto alla Scrittura e alla sacramentaria, il digitale ha una storia molto recente, ma i suoi effetti carsici sono visibili a tutti”. Una teologia che “si fa studio del neo-pensiero che prende forma abitando il digitale costantemente, polverizzando il rapporto reale-virtuale”.

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