Bangladesh: Unicef, 50.000 sfollati a causa dell’incendio nei 4 campi per rifugiati Rohingya a Cox’s Bazar. Metà sono bambini

“L’Unicef esprime le sue più profonde condoglianze alle famiglie dei rifugiati Rohingya uccisi e feriti dall’incendio a Cox’s Bazar, in Bangladesh, così come ai 50.000 rifugiati – metà dei quali sono bambini – sfollati a causa del disastro”. Lo dichiara Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef, sottolineando come “l’incendio, che si è rapidamente diffuso in quattro campi per rifugiati Rohingya il 22 marzo, si ritiene abbia causato la morte di almeno 11 persone, tra cui 3 bambini. Più di 50 bambini rimangono separati dalle loro famiglie e 300 persone risultano irreperibili”.
“I nostri team – prosegue – hanno già segnalato che oltre 140 centri di apprendimento sono stati distrutti, mentre i sistemi di approvvigionamento idrico e igienico-sanitari hanno subito danni significativi”. “La nostra priorità più urgente – assicura Fore – è garantire la sicurezza e la protezione dei bambini colpiti, in coordinamento con le autorità locali. I volontari dell’Unicef stanno lavorando per riunire i bambini separati con le loro famiglie e sostenere le attività di ricollocazione delle famiglie i cui rifugi sono stati distrutti. L’Unicef ha anche allestito spazi a misura di bambino, fornendo a centinaia di bambini un sostegno psicosociale”. “Questo incendio è solo l’ultima tragedia che ha colpito i rifugiati Rohingya”, denuncia Fore: “Sono passati quasi quattro anni da quando 725.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case in Myanmar, portando con loro storie di orrori indicibili”. “In questa ultima ondata di sfollamento, l’Unicef invita la comunità internazionale ad aumentare il suo sostegno finanziario per i loro bisogni immediati e a lungo termine”, l’appello lanciato dal direttore generale che chiede “a tutte le parti interessate e ai governi per garantire una soluzione a lungo termine in cui i bambini Rohingya e le loro famiglie siano in grado di vivere come membri a pieno titolo della società in pace e armonia con i loro vicini di nuovo a casa in Myanmar”.

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