Colombia: Bucaramanga, iniziata 48ª sessione Tribunale permanente dei popoli dedicata al “genocidio politico dei difensori dei diritti umani”

Nella Giornata internazionale contro la schiavitù, si è aperta ieri a Bucaramanga, dopo il “lancio” di un paio di mesi fa, la 48ª sessione del Tribunale permanente dei popoli, dedicata alla Colombia. Il Tpp, organo della Fondazione internazionale Lelio Basso, torna a occuparsi del Paese sudamericano per la terza volta, dopo il 1991 e il 2008, e lo ha fatto su richiesta di 400 organizzazioni sociali, di fronte all’uccisione di circa 1.150 leader sociali e difensori dei diritti umani dopo la firma dell’accordo di pace con le Farc, nel 2016.
Iván Velásquez Gómez, già magistrato della Corte Costituzionale, magistrato di punta delle Nazioni Unite in Guatemala, membro Tpp, ha dato in apertura la seguente definizione di genocidio politico: “Eliminare fisicamente o moralmente l’altro, il dissidente, per mantenere le relazioni sociali, politiche ed economiche che le élite hanno imposto”.
Gianni Tognoni, segretario generale della Corte permanente del popolo, nel contestualizzare le sessioni che si stanno tenendo in Colombia, ha affermato che è evidente che il popolo colombiano ha vissuto una storia di repressione statale e multinazionale. Lo Stato colombiano, ha poi aggiunto il segretario generale, è assente dalla Corte permanente dei popoli, che giudica il genocidio politico in Colombia. “Questa sedia è vuota e apparteneva agli imputati: al Governo colombiano o alla difesa di loro scelta. Fino a oggi non hanno risposto”, ha concluso Tognoni.
Con Gianni Tognoni è arrivata da Parigi Marielle Fanon, altro membro giurato del Tribunale, figlia di Franz Fanon, simbolo della decolonizzazione dell’Africa. “Conosce bene la Colombia – commenta l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin, che sta seguendo direttamente le sessioni di questi giorni -. Nel settembre 2019 ha accompagnato la Commissione interetnica della verità del Pacifico; a Buenaventura incontrò anche il vescovo Rubén Darío Jaramillo, in queste settimane minacciato di morte”.
Fanon ha sostenuto in questi giorni, secondo quanto riferisce la stampa colombiana, che si tratta di trovare le responsabilità in questo processo, “se i crimini contro l’umanità non saranno riconosciuti, non sarà possibile parlare di post-conflitto, si baserebbe su menzogne”.
Centrale il tema delle vittime, secondo Fanon, con il rischio che “le comunità afro-discendenti, che sono vittime e che sono all’origine di questo conflitto armato, non vengano riconosciute. Si parla di riparazione economica, ma non c’è un riconoscimento della vittima”.

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