Papa in Iraq: Brignone (Oasis), “invito rivolto dalle autorità del Paese al Grande Imam di al-Azhar il frutto più immediato del viaggio di Francesco”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il frutto più immediato del viaggio del Papa, oltre all’attenzione mediatica che ha risvegliato verso un Paese spesso dimenticato e, più significativamente, all’iniezione di speranza a favore di una popolazione provata da decenni di guerra, è l’invito rivolto dalle autorità irachene al Grande Imam di al-Azhar: un’iniziativa inedita, che potrebbe creare tra Roma, il Cairo e Baghdad/Najaf un sorprendente, e fino a pochissimo tempo fa imprevedibile, triangolo del dialogo, interconfessionale oltre che interreligioso”. È quanto scrive Michele Brignone, direttore della rivista Oasis, in un articolo intitolato “Il realismo della fratellanza” in cui traccia un bilancio del recente viaggio in Iraq di Papa Francesco (5-8 marzo). “Un punto di partenza più che un traguardo, visto che la soluzione dei problemi iracheni richiede una più generale pacificazione della regione”. Una cosa che il Papa sa bene al punto, annota Brignone, di indicare come prossima tappa di questo cammino quel Libano che è un “altro Paese delle diversità non ancora riconciliate e avamposto mediterraneo dei conflitti mediorientali”. Passando in rassegna le tappe del viaggio in Iraq, Brignone, che è anche direttore esecutivo della Fondazione Oasis, scrive che “l’entusiasmo con cui il Papa è stato accolto da molte persone, non solo cristiane, è stato un segno del desiderio diffuso nella popolazione di uscire da una tragedia che non si è conclusa neanche con la fine dello pseudo-califfato dell’Isis”. Brignone riporta le parole di un osservatore di questioni mediorientali, Steven Cook: “Nessuno deve aspettarsi che il Papa risolva i problemi della regione, ma se farà sentire la sua voce su questioni specifiche potrà fare in qualche modo la differenza […]. È un interlocutore molto meno compromesso e ha molta più gravitas di qualsiasi funzionario americano, russo, europeo o delle Nazioni Unite. Questi ultimi hanno tutti fallito. Il Papa potrebbe non fallire”. Di fronte ai mali del Paese, prosegue Brignone, Francesco ha indicato “la via del disarmo dei cuori come preludio necessario al disarmo materiale”. A Ur il Pontefice ha spiegato che “l’alternativa al fragore delle armi è la rinuncia ‘ad avere nemici’: chi crede in Dio, non ha nemici da combattere. Ha un solo nemico da affrontare: l’inimicizia. Il Papa mette in guardia dai pericoli di una politica ridotta al cinico perseguimento di interessi particolari; dall’altro, smaschera le ideologie che, arruolando Dio come un qualsiasi capobanda, nel ‘cielo’ non vedono tanto una bussola da cui farsi guidare sulla terra quanto un sistema da imporre con la violenza”. Rinunciare ad avere nemici è, per Brignone, “una proposta strutturalmente aperta al contributo delle altre religioni, che non devono aderirvi in nome di una generica religiosità universale, sovraordinata rispetto alle religioni storiche, ma alla luce del loro patrimonio peculiare”. Così come avvenuto con la dichiarazione di Abu Dhabi, scritta a quattro mani con l’imam al-Tayyeb, e nell’incontro con l’ayatollah al-Sistani, il quale ha fatto eco al motto della visita del Papa – “Siete tutti Fratelli” – “con un detto dell’imam ‘Ali: ­ ‘Gli esseri umani sono di due tipi: o fratelli nella religione o pari a te nel fatto di essere creati’”.

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