Myanmar: Save the Children, “inorriditi per l’uccisione di un ragazzo di 14 anni da parte delle forze di sicurezza”

Ci sarebbero almeno altri due minori tra le persone uccise lunedì dalle forze di sicurezza in Myanmar, che porterebbero ad almeno 20 il numero totale di bambini e ragazzi assassinati dal 1° febbraio, data del colpo di stato militare. Lo denuncia oggi Save the Children in una nota con la quale ricorda che tra le vittime di ieri c’è un ragazzo di Mandalay di 14 anni, che sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre era dentro o intorno a casa sua, senza alcun coinvolgimento diretto nelle attuali proteste di resistenza.
Save the Children ritiene “il numero crescente di morti tra i bambini e gli adolescenti estremamente allarmante, teme anche per la sicurezza di almeno 17 minori – tra cui una ragazzina di 11 anni – che sarebbero detenuti arbitrariamente. Al 22 marzo, l’Organizzazione e i suoi partner hanno registrato un totale di 146 casi di arresti o detenzioni di minori”.
Oltre a questi bambini e adolescenti detenuti, altri manifestanti, molti dei quali giovani studenti, continuano a essere arrestati, secondo le ultime stime sono circa 488 gli studenti attualmente detenuti, di cui almeno venti sono delle scuole superiori la cui età è sconosciuta, ma alcuni di loro potrebbero anche avere meno di 18 anni.
“Siamo inorriditi dal fatto che i bambini continuino a essere tra gli obiettivi di questi attacchi fatali contro manifestanti pacifici”, afferma Save the Children, secondo cui “la morte del ragazzo di 14 anni è particolarmente preoccupante dato che, secondo quanto riferito, è stato ucciso mentre si trovava a casa, dove avrebbe dovuto essere al sicuro. Il fatto che così tanti minori vengano uccisi quasi quotidianamente mostra un totale disprezzo per la vita umana da parte delle forze di sicurezza”. Per l’Ong, “l’unico modo per proteggere i minori in Myanmar è fermare del tutto la violenza contro tutte le persone nel Paese. Siamo anche estremamente preoccupati per la sicurezza delle centinaia di giovani detenuti, di cui molti si pensa siano minori. La prigione non è un posto per un bambino e la detenzione rischia di essere estremamente traumatica, in particolare per i più piccoli che stanno già lottando contro la paura, la perdita e le ferite che queste violente repressioni stanno causando”.
Secondo quanto riferito, in un’ulteriore violazione dei diritti dei bambini, le forze di sicurezza avrebbero occupato più di 60 scuole e campus universitari in 13 stati e regioni a partire dal 19 marzo: in almeno un caso, le forze di sicurezza hanno picchiato due insegnanti mentre entravano nei locali e lasciato molti altri feriti.

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