Papa Fancesco: “pandemia, lavoro, cure, difesa della vita e del creato” tra le sfide da affrontare

“La pandemia e il lavoro nel mondo del post Covid, le cure da assicurare a tutti, la difesa della vita, gli input che ci vengono dall’intelligenza artificiale, la salvaguardia del creato, la minaccia antidemocratica e l’urgenza della fratellanza”. Sono queste, per il Papa, le sfide che la società sta affrontando in questo tempo difficile. “L’andare incontro ai più fragili permette di combattere la logica della competitività e della legge del più forte che considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare dando inizio alla cultura dello scarto”, sostiene Francesco nel messaggio inviato al superiore della Congregazione del Santissimo Redentore e Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, padre Michael Brehl, in occasione del 150° anniversario della proclamazione di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori Dottore della Chiesa. “Guai a noi se in tale impegno evangelizzatore, separassimo il grido dei poveri dal grido della terra”, il monito del Papa: “Alfonso de’ Liguori, maestro e patrono dei confessori e dei moralisti, ha offerto risposte costruttive alle sfide della società del suo tempo, attraverso l’evangelizzazione popolare, indicando uno stile di teologia morale capace di tenere insieme l’esigenza del Vangelo e le fragilità umane”. Di qui l’appello a chi si occupa di teologia morale: “Dov’è tuo fratello? Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perché non è stato regolarizzato?”. “Dinanzi a passaggi epocali come quello attuale, si evidenzia concreto il rischio di assolutizzare i diritti dei forti, dimenticando i più bisognosi”, il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale “la formazione delle coscienze al bene appare meta indispensabile per ogni cristiano”. “La teologia morale non deve aver paura di accogliere il grido degli ultimi della terra e di farlo proprio”, scrive il Papa: “La dignità dei fragili è un dovere morale che non si può eludere o demandare. È necessario testimoniare che diritto dice sempre solidarietà. Vi invito, così come ha fatto sant’Alfonso, ad andare incontro ai fratelli e alle sorelle fragili della nostra società. Ciò comporta lo sviluppo di una riflessione teologico morale ed un’azione pastorale, capace di impegnarsi per il bene comune che ha la sua radice nell’annuncio del kerygma, che ha una parola decisa in difesa della vita, verso il creato e la fratellanza”, “in dialogo costruttivo con tutte le istanze provenienti da ogni cultura”.

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