Giornata del malato: Scienza & Vita, “prendersi cura” del sofferente “sulla base di un’autentica relazione di fiducia”

In occasione della Giornata mondiale del malato, anche Scienza & Vita (S&V) desidera sottolineare l’importanza rivestita da tale ricorrenza, “nella particolare prospettiva che ispira la sua 29ª edizione: l’impegno a prendersi cura dei malati sulla base di un’autentica relazione interpersonale di fiducia”.
“Mai come in questo tempo di pandemia, infatti, ci scopriamo – tutti insieme e ciascuno singolarmente nel proprio specifico ambito di vita – coinvolti nella responsabilità morale di dare risposta al gemito di sofferenza di tante persone, a causa della malattia e di varie forme di fragilità”, si legge in una nota.
Per la famiglia di S&V – tanto a livello centrale, quanto nelle sue realtà locali – “si tratta di un’ulteriore significativa chiamata ad affrontare la sua consueta e fondante sfida di aiutare l’alleanza tra scienza e vita vissuta”. E proprio in quest’ottica, “desideriamo richiamare qui un valore fondante per chi è chiamato a stare accanto ad una persona malata: ‘sanare’ non può prescindere dall’istaurare un’autentica relazione di fiducia reciproca tra chi patisce la malattia e chi se ne prende cura. Un atto medico-sanitario, infatti, non può mai essere riduttivamente interpretato come un intervento di pura tecnica, come fosse la ‘riparazione o sostituzione di un pezzo rotto’, bensì vissuto nella sua più piena verità: l’alleanza sanante tra due persone, l’una bisognosa di aiuto per la sua malattia, l’altra solidale con essa e capace, in ragione delle proprie competenze professionali, di offrire soluzioni efficaci”.
Non si tratta, dunque, “di curare una mera malattia”, ma di adottare “un approccio olistico alla persona malata”, che “ne rispetti in pieno la dignità inalienabile, la coscienza e la storia personale, salvaguardando al tempo stesso la dignità, la coscienza e la professionalità degli operatori sanitari”.
Una relazione, questa, sottolinea Scienza & Vita, che “richiede necessariamente come presupposto una reciproca e permanente fiducia, fondata sulla comune – del malato e del curante – consapevolezza di agire e lottare per un fine comune: la tutela del bene della vita umana. Una fiducia che può nascere soltanto se il grido di sofferenza della persona malata incontra in chi se ne fa carico la disponibilità concreta a ‘fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio'”, come afferma Papa Francesco.

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