Giornata del malato: mons. Perego (Ferrara-Comacchio), “non si cura a distanza, ma solo vicini”

“Nella malattia noi scopriamo ancora di più” il bisogno “di Dio e degli altri” e “ogni persona, soprattutto se malate, grazie alla cura, si sente parte di una sola famiglia umana. Ogni attenzione e vicinanza agli altri è il segno di una fede che vive della carità”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nell’omelia pronunciata stamattina nella cappella dell’Ospedale di Cona durante la messa per la memoria liturgica della Madonna di Lourdes e per la Giornata mondiale del malato. “La nostra speranza – ha proseguito – nasce da questa vicinanza paterna di Dio, ma è ulteriormente rafforzata dai segni di speranza di Maria, nostra Madre. Lourdes, come ogni santuario, è un segno di questa speranza. E con la speranza anche la fiducia è un segno importante nella cura dei malati. Una fiducia che ci chiede un coinvolgimento nelle sofferenze, perché ogni uomo è mio fratello”. Di qui il richiamo alle parole del Papa:  “la vicinanza” è “un balsamo prezioso” che dobbiamo vivere “oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili”. Per l’arcivescovo “prossimità e cura camminano insieme. Non si cura a distanza, ma solo vicini”. Anche “Maria a Cana, a Lourdes come in ogni santuario ci insegna a credere nella carità di Cristo”.

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