Giornata del malato: don Angelelli (Cei), “il Papa chiama tutta la comunità cristiana ad un gesto missionario di cura verso le persone più fragili”

“Il prendersi cura si realizza quando si stabilisce una forte relazione di fiducia tra colui che cura e la persona bisognosa di cura. E questa indicazione di Papa Francesco, nel suo Messaggio per la XXIX Giornata mondiale del malato, è particolarmente importante in questo tempo pandemico”. A sottolinearlo don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, in un’intervista al Sir in occasione della Giornata che ricorre oggi, memoria liturgica della Madonna di Lourdes, sul tema “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. La relazione di fiducia alla base della cura dei malati”. “Non si tratta – spiega – di fornire solo una terapia, una diagnosi o un percorso clinico; la persona sofferente ha bisogno di sentirsi ‘curata’. Il medico, l’infermiere, gli operatori sanitari devono avere la capacità, il tempo, la possibilità di stabilire una relazione di fiducia con lei”. Centrale, nel Messaggio del Papa, la figura del buon samaritano che trova ampio spazio anche nella “Fratelli tutti”. “A differenza di chi lo ha preceduto, il buon samaritano non finge di non vedere”, spiega Angelelli aggiungendo che nell’enciclica “il Santo Padre dice che tutti quelli che girano lo sguardo e fanno finta di non vedere sono in un certo senso complici dei briganti. Il disinteresse, l’indifferenza, l’abbandono verso chi è ferito è una sorta di complicità”. Per il direttore dell’Ufficio Cei, “con questa sottolineatura il Papa chiama tutta la comunità cristiana ad un gesto missionario di cura verso le persone più fragili e sofferenti, moltissime in questo tempo di pandemia”.

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