Demografia: rapporto Jrc, “cresce il divario fra le regioni Ue”. Aree a rischio spopolamento

Secondo un nuovo rapporto sul cambiamento demografico, definito dal Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione, “il divario tra le regioni in crescita e in declino demografico è destinato ad ampliarsi nei prossimi decenni”. Il rapporto è intitolato “Panorama demografico dei territori dell’Ue” e va oltre la tradizionale analisi a livello di Paese per esplorare i dati sulla popolazione su scale diverse: dalle regioni fino ai singoli quartieri delle città. Il rapporto valuta l’impatto dell’invecchiamento e delle tendenze demografiche in Europa sulla produttività del lavoro, il Pil, l’accesso ai servizi, gli atteggiamenti politici e gli esiti elettorali negli ultimi dieci anni. Proietta inoltre come queste tendenze potrebbero svilupparsi fino al 2050. Il commissario per la ricerca, e responsabile del Centro comune di ricerca, Mariya Gabriel, ha puntualizzato: “la demografia non è rilevante solo per una forte economia europea, ma anche per il funzionamento delle nostre democrazie “.
Quali i principali risultati? Anzitutto la mobilità dei giovani (in particolare i 20-24 anni) ha un impatto importante sul cambiamento demografico, in gran parte guidato dallo studio e dal lavoro. Alcune regioni prosperano grazie all’afflusso di giovani. Secondo: l’invecchiamento e lo spopolamento non si verificano solo nelle zone rurali o remote, ma anche nelle zone maggiormente a rischio di spopolamento, sia urbane che rurali. La quota di anziani è destinata ad aumentare in tutte le aree, ma le aree rurali hanno la quota più alta. Terzo: le preferenze residenziali variano nel corso della vita, portando alla migrazione che sta anche modellando le tendenze demografiche. Quarto elemento: l’accesso ai servizi – specifica lo studio – varia a seconda delle età: le aree urbane generalmente forniscono un migliore accesso a servizi come negozi e strutture mediche rispetto alle aree rurali. Le aree con minore disponibilità di servizi e strutture hanno meno probabilità di attrarre i giovani, il che rafforza il circolo negativo dello spopolamento. Quinto: le divisioni per età sono più pronunciate rispetto alle divisioni urbano-rurali sulle convinzioni politiche, ma ci sono chiare divisioni politiche che dipendono sia dall’età che dal luogo di residenza quando si tratta di opinioni sull’Ue e sull’immigrazione. Non ultimo: l’aumento delle differenze di invecchiamento e spopolamento tra i territori può aggravare le disuguaglianze economiche. La variazione media della quota di anziani – spiega il rapporto – potrebbe essere superiore di 4 punti percentuali nelle aree in cui la popolazione è in calo rispetto alle aree in cui la popolazione è in aumento. Ciò può anche provocare polarizzazioni negli atteggiamenti verso l’Ue e l’immigrazione e l’aumento del populismo.

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