Coronavirus Covid-19: Caritas Cassano all’Jonio, report sulla fase 1. Don Di Luca, “dietro i numeri ci sono volti e storie che abbiamo sostenuto”

“Considerevoli gli interventi di carattere economico, in particolare richieste di beni e materiale di consumo (buoni spesa per beni di prima necessità, per farmaci e dispositivi di protezione individuale). Si registra un aumento significativo del bisogno di ascolto, sostegno psicologico e di orientamento alle misure per il sostegno di famiglie, lavoratori e imprese”. Sono passaggi del report della Caritas di Cassano all’Jonio che traccia un bilancio della fase emergenziale della pandemia (marzo-aprile). Vi si legge ad esempio: “Nella fase pre-emergenza il centro di ascolto ha effettuato 110 interventi. Durante la fase di lockdown il centro di ascolto ha effettuato 2.188 interventi. Quarantacinque i volontari impiegati, di età compresa tra 25 e 40 anni”. Un dato “incoraggiante nella gestione di questa prima fase dell’emergenza è stato il coinvolgimento della comunità e l’attivazione in un’ottica sussidiaria degli enti pubblici, del terzo settore (associazioni di volontariato e cooperative), imprenditori e singoli cittadini”.
Le donazioni ricevute ammontano a 13.569 euro provenienti da privati associazioni e donatori vari. Il frutto dell’ospitalità verso una famiglia pakistana nel Centro di accoglienza “P. Lazzaro Longobardi” di Sibari ha generato collaborazione della stessa nella produzione di mascherine per la comunità. È nata anche nei ventidue comuni della diocesi l’iniziativa “il carrello sospeso”. Nei supermercati aderenti all’iniziativa, “ognuno ha potuto lasciare beni di prima necessità da destinarsi alle persone più duramente colpite dall’emergenza in atto”. Il vicario diocesano per la carità, don Gianni Di Luca, commenta: “Dietro i numeri ci sono volti, storie, relazioni, fragilità che come Chiesa abbiamo accompagnato, sostenuto e incoraggiato. Dietro questi numeri c’è la dignità di persone provate ma non piegate, numeri che soprattutto ci dicono che il lavoro da fare è ancora molto e che come Chiesa non possiamo smettere di pensare che stiamo ‘tutti nella stessa barca’, che non possiamo rifugiarci dietro facili proclami o peggio dietro un culto disincarnato”.

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