Coronavirus Covid-19: card. Betori (Firenze), “non venga mai meno l’impegno di vicinanza e cura per i nuovi poveri”

“Sembra che dovremo attraversare una grave crisi economica, che andrà affrontata avendo a cuore la necessità di creare lavoro per tutti, l’ascolto di istanze e prospettive delle nuove generazioni a cui un giorno verrà consegnata questa città, la preoccupazione perché nessuno sia lasciato ai margini”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in cattedrale, nella solennità di Pentecoste. “È importante che un progetto nuovo di città apra scenari davvero innovativi che rompano con la città delle rendita, con la disarticolazione dei suoi territori, con la scarsa attenzione alle esigenze della vita sociale – ha aggiunto il porporato –. Ma è altrettanto importante che il progetto resti ancorato saldamente alle radici dell’identità storica di Firenze”.
Nelle parole del cardinale l’esigenza di “ripudiare un progetto di umanità e di società che ci stava conducendo alla negazione dell’umano e alla frantumazione dei legami sociali”. Dall’arcivescovo l’attenzione “come credenti” a “dare testimonianza di come solo la fraternità salva, solo le relazioni posso dare sostegno a un cammino che o è di tutti o porta ciascuno a disperdersi”. Guardando al futuro, dopo l’emergenza coronavirus, il card. Betori ha ribadito l’esigenza di “un chiaro riferimento antropologico, che garantisca la dignità di ogni persona umana, dall’inizio alla fine, e che distrugga i falsi miti individualistici che ci hanno intossicato fino a ieri”. “Fino a ieri, fino a quando ci siamo accorti che perfino un virus può costringerci a riconoscere quanto dipendiamo gli uni dagli altri”. Ricordando che “l’emergenza ha generato nuove povertà, anche a Firenze, a cui non sono mancate le risposte della solidarietà, a cominciare dalla Chiesa e dalla sua Caritas”, l’arcivescovo ha avvisato che “questo impegno di vicinanza e di cura non dovrà mai venir meno”. Infine, un riferimento ai “prevedibili minori flussi turistici”, che “non possono essere subiti come una minore rendita, ma colti come occasione per ridare spazio alle funzioni di base di una comunità: la conoscenza, le relazioni, i vincoli familiari, la vitalità della società civile, la cura delle persone e dell’ambiente, il lavoro”.

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