17enne ucciso a Gragnano: sacerdoti della città, no “a vendette”. Nel dopo Covid “necessaria opzione preferenziale per i giovani”

“Nei due mesi di isolamento appena trascorsi abbiamo sognato a occhi aperti il ritorno alla normalità, sicuri che la sofferenza della quarantena ci avrebbe resi migliori. Come per magia. La morte di Nicholas e gli eventi successivi ci hanno risvegliati di colpo, sbattendoci in faccia la realtà in cui siamo: una morte del genere avvenuta in pieno centro, tra i palazzi di Via Vittorio Veneto, in modo tanto violento, è un duro colpo per l’intera comunità”. Lo scrivono in una lettera aperta alla città i sacerdoti di Gragnano, dopo l’uccisione nei giorni scorsi di un diciassettenne. “Come può essere accaduto, proprio così, a sangue freddo, in uno scontro tra ragazzi poco più che adolescenti? E proprio lì, in un luogo simbolo per noi: a pochi passi dal Municipio, a un tiro di sasso dai campetti dell’oratorio, all’ombra dei nostri bei campanili?”, si chiedono i preti della città, per i quali “forte è il dolore per la morte prematura, anzi, del tutto acerba di un figlio neanche maggiorenne. Grande è lo sgomento per la possibilità che si ripetano altre violenze, nella spirale vorticosa della voglia di vendetta. Ma ancor più profonda è la preoccupazione per i giovani, tutti i giovani della nostra città che, ora come ora, sono ‘a rischio contagio’: non si tratta del coronavirus – ben inteso – ma del morbo sottile dell’egoismo, del non senso, dell’aggressività, della noia che diventa apatia, e dell’apatia che diventa voglia di eccesso che, in quest’estate assolutamente imprevedibile, rischiano di diffondersi a macchia d’olio”.
Tra le categorie “più in affanno per gli scompensi del dopo-Covid ci sono proprio loro, i giovani. Vivono e vivranno un tempo duro. Sono i più poveri tra tutti perché limitati nelle possibilità, in ansia per lo studio e il lavoro, bloccati rispetto alle prospettive di futuro che il mondo paventa” con il “rischio” di “accontentarsi, di lasciarsi andare giocando al risparmio”.
Per i sacerdoti di Gragnano, “siamo dinanzi a una seria emergenza educativa che interpella tutti, nessuno escluso”. “Non è più rimandabile – sostengono – una opzione preferenziale per i giovani in tema di avviamento al lavoro, cultura, proposte educative, creazione di luoghi sani di aggregazione, perché siamo dinanzi a una povertà senza precedenti. Occorre restituire ai nostri giovani il diritto a sognare, in un’alleanza tra generazioni che ci veda gli uni accanto agli altri nella costruzione della casa comune”.
La comunità ecclesiale di Gragnano, mentre “si fa vicina a chi è nel dolore per la morte di Nicholas”, “implora il cessate il fuoco dinanzi a ogni possibile tentativo di vendetta. E rinnova la sua totale disponibilità, con ogni forma e mezzo possibile, affinché i giovani gragnanesi si sentano accompagnati e sostenuti in questo tratto di strada difficile”.

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