Mercoledì delle Ceneri: mons. Castellucci (Modena), “siamo come l’erba, ma viviamo come se avessimo in mano il timone della nostra esistenza”

“La preghiera, in questi giorni, è soprattutto richiesta di salute del corpo e dell’anima”. Lo ha sottolineato, mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, durante la messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata oggi pomeriggio nel duomo di Modena senza la presenza dei fedeli in osservanza alle disposizioni sul contrasto della diffusione del coronavirus. Del corpo, “perché questo virus ha effettivamente colpito persone e famiglie; il suffragio per i defunti, l’orazione di intercessione per i malati e i loro familiari e la supplica per la cessazione dell’epidemia formano una sola grande preghiera, che diventa più efficace nella liturgia eucaristica”. E “diventa richiesta di salute anche per l’anima”: “Questa prova svela la debolezza umana, come quell’altra grande prova che otto anni fa si è abbattuta anche nelle nostre zone, il terremoto. Un’epidemia è come un’onda sismica invisibile, che colpisce di nascosto la vita delle persone e le tocca in profondità. È un nemico che crea un senso di precarietà, o meglio rammenta la precarietà della vita umana e ridesta la paura della morte. Noi siamo come l’erba, come ombra che passa, come foglie appese ai rami: i Salmi e la poesia universale ridondano di immagini come queste. Ma spesso non ci pensiamo e viviamo come se avessimo in mano il timone della nostra esistenza, come se ne fossimo i padroni e potessimo controllarla”.
Preghiera, elemosina e digiuno, tipici della Quaresima, “non sono gesti episodici ma stili di vita”. Il presule ha osservato: “È bello, in questi faticosi giorni, sentire come crescano le prassi di buon vicinato e le attenzioni degli operatori, delle associazioni, dei volontari e delle comunità cristiane verso coloro che sono colpiti dalla malattia. Speriamo che si diffonda questa sensibilità, tradotta in gesti semplici come una breve visita per informarsi sullo stato di salute, o la disponibilità a fare la spesa o a pagare una bolletta per una persona anziana o inferma che non può uscire o che, uscendo, si metterebbe a rischio”. Di qui l’auspicio: “Il tempo della crisi sia vissuto come tempo delle opportunità, tempo per una preghiera, una sobrietà e una condivisione che, a partire dal ‘segreto’ delle case, si allarga, come un contagio positivo, sull’intera comunità cristiana e civile. Un’epidemia benefica, questa sì provocata e sostenuta dal Signore”.

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