Fine vita: Morresi (Cnb), “sì a cure palliative e, con presupposti clinici, a sedazione profonda. Curare sempre anche quando non si può guarire”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“In materia di cure palliative abbiamo un’ottima legge, ma una situazione a macchia di leopardo perché l’attuazione di questa legge non è uniforme dal punto di vista territoriale. A fronte di eccellenze incredibili abbiamo luoghi sguarniti; tuttavia sono ottimista. L’istituzione della scuola di specialità porterà molti frutti dal punto di vista culturale, della formazione, degli investimenti e soprattutto di una nuova mentalità”. A sostenerlo è Assuntina Morresi, docente di chimica fisica all’Università degli Studi di Perugia e membro del Comitato nazionale di bioetica, intervenuta alla presentazione online del documento Cei “Alla sera della vita. Riflessioni sulla fase terminale della vita terrena”.
Soffermandosi sulle cure palliative, Morresi spiega che “la palliazione è anzitutto un atteggiamento”; per questo è importante “educare i medici”. “Non è una soluzione tecnica o una prestazione professionale qualsiasi; bensì uno stile di accompagnamento nel quale l’importante non è il guarire ma il prendersi cura”. Per quanto riguarda la sedazione profonda “i timori non hanno ragione d’essere, nel senso che quando c’è un appropriatezza e proporzionalità clinica sono assolutamente lecite”, chiarisce. “Tutti, laici e cattolici, riconoscono che negli hospice nessuno chiede mai di morire, quando ci si prende cura delle persone malate nessuno chiede di porre fine alla propria vita. E questo la dice lunga”. Sul testo presentato oggi conclude: “Sarebbe un’ottima introduzione ai corsi universitari in cui si parla di fine vita. Dà le basi in maniera chiara. Un esempio per tutti quando afferma che non ha senso contrapporre sacralità e qualità della vita”.

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