Libano: vescovi maroniti, lentezza indagini su esplosione a Beirut del 4 agosto attesta fallimento dello Stato

La lentezza delle indagini sulle responsabilità dell’esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut attesta in maniera lacerante il fallimento dello Stato libanese, e l’incapacità delle istituzioni nazionali a far fronte alla crisi sistemica del Paese. Lo affermano i vescovi maroniti, nel messaggio diffuso a conclusione della loro riunione mensile, svoltasi il 7 ottobre nella sede patriarcale di Bkerké, sotto la presidenza del patriarca, card. Bechara Boutros Rai. La latitanza delle istituzioni libanesi nell’individuare e perseguire i responsabili di quell’esplosione devastante – rimarcano i vescovi maroniti nel messaggio rilanciato da Fides – fa il paio con l’immobilismo da esse mostrato davanti all’urgenza di risarcire le famiglie delle vittime ed erogare i fondi per restaurare edifici, abitazioni e infrastrutture distrutte dalla deflagrazione del 4 agosto. Il messaggio dei vescovi riserva le uniche parole di speranza all’ondata di gesti di solidarietà mossa dalla tragedia del porto di Beirut, che ha coinvolto oltre ai libanesi anche governi, istituzioni ecclesiali, associazioni civili e artisti in tutto il mondo, che hanno gareggiato nel manifestare in maniera concreta vicinanza e affetto nei confronti del Libano. I vescovi maroniti si augurano che queste iniziative “continuino a raggiungere il gran numero di libanesi che vivono al di sotto della soglia di povertà”. Riguardo all’ennesima paralisi politica seguita all’esplosione del porto di Beirut, i vescovi maroniti esprimono “rammarico e sgomento” per i giochi politici che finora hanno impedito la costituzione di un “governo di salvezza nazionale”, composto da “riformatori competenti”, che possa ripristinare la fiducia del popolo libanese e della comunità internazionale nei confronti della leadership politica del Paese dei Cedri. I vescovi maroniti esprimono anche preoccupazione per il perpetuarsi in Libano dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19, mentre manifestano il loro favore per l’annuncio del “progetto quadro” riguardante “i negoziati sulla demarcazione del confine marittimo tra Libano e Israele sotto l’egida delle Nazioni Unite”.

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